Il paracetamolo è una delle sostanze antinfiammatorie e antipiretiche (cioè in grado di far abbassare la temperatura corporea, n.d.r.) tra le più comuni e le più utilizzate. Uno studio recentemente condotto in Gran Bretagna ha messo in luce come un suo abuso non solo sia tossico come già ampiamente dimostrato in passato, ma possa portare ad una overdose e quindi alla morte. Cerchiamo di scoprirne di più scoprendone insieme la posologia e gli effetti collaterali più comuni.
Lo studio condotto dall’Università di Edimburgo e pubblicato sulla rivista British Journal of Clinical Pharmacology ha dimostrato come un abuso protratto sul lungo termine possa portare a soffrire di una overdose mortale. Sebbene questo solitamente accada quando vengono assunte grandi quantità di compresse tutte in una volta, i medici ipotizzano che ciò possa cadere anche se l’assunzione avviene su base regolare di quantità troppo elevate.
Va da sé che in questo caso il problema non sia di facile individuazione. Perché l’assunzione di dose eccessiva “diretta” è facilmente evidenziabile dagli esami del sangue effettuati in emergenza presso un qualsiasi pronto soccorso. A differenza di coloro che magari inconsapevolmente superano la dose giornaliera più volte per combattere un dolore cronico. E che non pensano di riferire (o per loro i famigliari) le dosi di paracetamolo assunte perché ritenute non importanti.
Nello specifico lo studio è stato in grado di dimostrate che chi va in overdose ma non in un’“unica soluzione” ha un terzo di probabilità in più di morire rispetto a chi la assume, ad esempio, in un tentativo di suicidio. Non solo: anche i danni al fegato ed al cervello risultano maggiori.
Paracetamolo: posologia indicata
Il paracetamolo è disponibile nelle sue diverse forme commerciali sia in supposte, che in pastiglie o sciroppo. Negli ultimi anni sono state messe a punto delle vie di somministrazione simili ad una tisana per poterne favorire l’assunzione anche da chi non tollera pastiglie o altre metodologie.
La posologia indicata è pari 500 grammi ogni 8 ore nei bambini (limite minimo per poter assumere nuovamente un’altra dose al fine di non cadere nell’abuso della sostanza, n.d.r), poiché sebbene l’emivita del farmaco sia più bassa, nei minori tale “tempo” si allunga, rendendo necessarie maggiori precauzioni al fine di evitarne l’abuso. Soglia che arriva a 1000 grammi negli adulti, per i quali è consigliato non assumere più di una dose ogni sei ore almeno.
Si parla di overdose quando si superano i 1000 grammi ad assunzione ed 3000 grammi al giorno per gli adulti. Un livello che scende a 2000 grammi se in concomitanza vi è l’assunzione di alcol.
Paracetamolo: meccanismo di azione
Il paracetamolo non è un farmaco antinfiammatorio non steroideo. Non possiede quindi attività antiaggregante. Gli esperti pensano che la sua azione antinfiammatoria, seppur bassa, sia derivante ad una inibizione delle vie di sintesi delle prostaglandine. Sebbene utilizzato principalmente e con successo come antipiretico, in tal senso la medicina ancora non è stata in grado di ricostruire il suo meccanismo di azione.
Paracetamolo. effetti collaterali
I maggiori effetti collaterali del paracetamolo riguardano il malfunzionamento di fegato e reni. In particolare è la tossicità epatica che preoccupa e che rappresenta una fetta importante delle conseguenze di tipo mortale dell’assunzione non controllata di paracetamolo. In diversi stati anglosassoni per tale motivo è scelta come farmaco dai suicidi. Se nelle dosi consigliate giornaliere il principio attivo non crea particolari problemi.
In dosi eccessive può comportare anche effetti indesiderati a carico dell’apparato gastrointestinale, fino al sanguinamento gastrico.