Eluana Englaro, in stato di coma vegetativo permanente da diciassette anni, è libera di morire. E’ diventato infatti definitivo il decreto della Corte di Appello di Milano, pronunciatosi per la sospensione delle cure lo scorso luglio. La procura generale del capoluogo lombardo non può in alcun modo effettuare ulteriori ricorsi.
Beppino Englaro, padre di Eluana, che da mesi si batte affinchè sia possibile l’interruzione dell’idratazione artificiale, si dice convinto che questa sia una prova concreta che l’Italia è uno stato di diritto.
Si chiude così una vicenda che ha fatto molto parlare l’opinione pubblica, il mondo della Chiesa, le istituzioni sollevando problemi rimasti tuttora irrisolti su leggi più chiare che regolamentino la cessazione delle cure in casi estremi.
Che un genitore e dei familiari già così duramente colpiti da un dramma esistenziale, debbano trascorrere intere giornate nelle aule dei tribunali, mettendo in piazza le pene e l’angoscia personali pur di difendere il diritto alla scelta di un figlio, è di per sè un grave colpo alla dignità umana, da evitare con provvedimenti che legiferino con chiarezza sulle questioni inerenti la bioetica.