E’ un anomalo primo maggio questo, più di ogni altro, che sembra voler celebrare con il sorriso e la musica il “lavoro che non c’è più”. Gli organizzatori hanno parlato di una festa dedicata alla speranza, ma in tanti la speranza l’hanno persa: sono almeno 26 dall’inizio dell’anno i suicidi di imprenditori ed ex lavoratori soffocati da tasse, debiti, mancanza di lavoro e crisi economica. I dati raccolti nel 2011 dall’Ilo (l’agenzia specializzata sul lavoro dell’Onu) parla di una disoccupazione pari al 9,7%, una cifra da capogiro che sfiora quella della Grande Depressione.
Ma quello che segna maggiormente il problema è l’aumento dell’incidenza del numero dei suicidi tra disoccupati che secondo l’Eures, tra il 2008 ed il 2010 è aumentato di circa il 45%. Nel 2010 sono stati in tutto 362, un record negativo che quest’anno sembra essere destinato ad essere battuto. Con una caratteristica essenziale: a decidere per il suicidio tanti imprenditori. Un suicidio nasce spesso da una malattia, una profonda depressione che tocca le corde dell’animo e della psiche umana, togliendo le forze per reagire. Ma cosa la provoca? Le cause precise e certe della depressione non sono ancora tutte note. Certo è come appurato da alcune ricerche scientifiche, che la crisi economica gioca un ruolo determinante nei casi di cui stiamo parlando.
Lo stato di incertezza, il rischio di perdere il lavoro, o non averlo già più, l’impossibilità nel gestire dal punto di vista professionale la quotidianità, incidono psicologicamente, ed ecco che si cominciano a sviluppare stati d’ansia, attacchi di panico ed arriva la depressione. Il tutto spesso e volentieri, come è capitato con gli imprenditori di cui la cronaca ci ha raccontato nelle ultime settimane, mantenuto segreto al resto della famiglia: un malessere psicologico che crea imbarazzo, soprattutto negli uomini (tali suicidi sono tutti al maschile), minati nel loro ruolo di mariti e padri, fino a quel momento in grado di prendersi cura economicamente di tutti i propri cari. Un dato a conferma di tutto ciò arriva anche dal Rapporto Osservasalute 2011 presentato nei giorni scorsi, in cui si evidenzia un aumento pari a 4 volte in 10 anni del consumo di antidepressivi.
Un quadro negativo già di per se stesso, ma se lo si abbina ai tagli sulla sanità e alla mancanza sul territorio di un numero adeguato di strutture pubbliche in grado di seguire dal punto di vista psicologico/psichiatrico i nuovi malati, si capisce quanto il rischio di nuovi suicidi sia alto. Allora con quale spirito vivere questo 1° Maggio, festa dei lavoratori? Occorre dare sicuramente speranza ai giovani presenti in piazza, al grande concerto di Roma, ma forse un segno forte e di austerità sarebbe stato non farlo, e magari devolvere le spese dell’organizzazione alla solidarietà. Non credete?
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