La meditazione può essere in grado, oltre di farci passare paure ed aiutarci nel gestire gli aspetti fisici e psicologici problematici della nostra vita può aiutarci ad aumentare l’empatia, la compartecipazione sentimentale nella vita degli altri grazie ad una sua particolare forma, chiamata meditazione compassionevole.
Sono diversi gli studi che hanno confermato la validità di questa pratica, ai quali si aggiunge oggi quello che stiamo per presentarvi e che è stato condotto dai ricercatori della Emory University e pubblicato su Social Cognitive and Affective Neuroscience. La meditazione compassionevole si basa sul concetto, spiega il coautore dello studio Lobsang Tenzin Negi, direttore della Emory-Tibet Partnership e sviluppatore del metodo, che possiamo allenare non solo la mente ed il nostro corpo attraverso la meditazione, ma anche i sentimenti che proviamo per le persone.
L’empatia, lo sviluppo di questa capacità di comprendere gli altri è ritenuta un ottimo mezzo per fare del bene a se stessi e quindi migliorare la propria condizione. Fattore che unito ai già comprovati effetti anti-stress e di aumento della resistenza psicofisica in adolescenti ed adulti provati da precedenti ricerche, fa della meditazione compassionevole uno strumento da prendere almeno in considerazione.
Per provare la loro ipotesi i ricercatori, guidati dalla dottoressa Jennifer Mascaro hanno preso un gruppo di adulti sani che non avevano mai meditati e li hanno sottoposti, scegliendone tredici in modo causale, ad un training completo di meditazione CBCT che comprendeva regolari sessioni di allenamento settimanali e pratica a casa per otto settimane. Mentre gli altri 8 volontari hanno partecipato, per lo stesso periodo di tempo, ad incontri di discussione sulla salute riguardanti gli effetti della meditazione sull’organismo.
I risultati di questi due diversi percorsi sono stati misurati sia con test psicologici e comportamentali che attraverso la risonanza magnetica funzionale per immagini. E si è giunti a scoprire che la pratica della meditazione compassionevole è in grado di migliorare la capacità di comprendere le persone in maniera sostanziale rispetto alle persone appartenenti al gruppo di controllo. Fattore confermato anche dalla risonanza magnetica: è stato infatti rilevato un significativo aumento dell’attività neuronale nelle aree del cervello collegate ai sentimenti di empatia come il giro frontale inferiore e la corteccia dorsomediale prefrontale.
Fonte | SCAN
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