Oggi sono circa 34 milioni le persone che convivono con l’Hiv, ma sul fronte della lotta all’Aids s’inizia a intravvedere la parola fine. Secondo l’Unaids, l’organizzazione delle Nazioni Unite che monitora l’evoluzione del virus Hiv nel mondo, i casi di contagio sono diminuiti del 25% in 10 anni (da 2.4 milioni nel 2001 a 1,8 milioni nel 2011), mentre il numero dei morti è sceso del 32% dal 2005 al 2011 (da 1,8 milioni a 1, 2 milioni). Il dato generale, dunque, è positivo e mostra che l’infezione da Hiv è in lento declino, merito soprattutto di un miglior accesso ai farmaci, utili sia per il trattamento sia per la prevenzione del virus dell’Hiv (che porta alla malattia dell’Aids).
Il progresso maggiore si registra nell’ambito dei nuovi nati, le infezioni tra i bambini, infatti, sono state il 43% in meno rispetto al 2003 e il 24% in meno del 2009. Secondo il rapporto delle Nazioni unite, la regione del mondo più colpita resta l’Africa sub-sahariana, con 1 adulto su 20 sieropositivo. A seguire ci sono la zona caraibica, il Medio Oriente, l’Est Europa e l’Asia Centrale. Negli ultimi 10 anni l’incidenza dell’infezione è aumentata soprattutto in 9 Paesi: Bangladesh, Georgia, Guinea Bissau, Indonesia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Filippine, Moldova, Sri Lanka.
Nel 2011 circa 8 milioni di persone hanno avuto accesso alle cure, ma restano gravi zone d’ombra. Si stima, infatti, che sono circa7 milioni le persone che avrebbero diritto ad una terapia, ma non vi hanno accesso. L’obiettivo per il 2015 è quello di fornire trattamenti a 15 milioni di persone. Per raggiungere questo target, secondo Unaids sono necessari tra i 22 e i 24 miliardi di dollari ogni anno. Ma ci sono anche altre battaglie da portare avanti, quella contro la discriminazione e persino la criminalizzazione delle persone con Hiv, talvolta anche nelle leggi.
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