Entro quest’anno sarà trapiantata a Roma una mano bionica in grado di restituire il senso del tatto. Fino ad oggi, infatti, gli arti artificiali erano sì in grado di recepire i segnali del cervello inviati alla mano impiantata e tradurli in movimenti, ma non riuscivano a trasmettere la sensazione tattile.
La nuova mano bionica, che si collega al sistema nervoso attraverso degli elettrodi applicati a 2 dei principali nervi del braccio, è stata messa a punto in Svizzera da Silvestro Micera, ricercatore italiano dell’Ecole Polytechnique Federale di Losanna e presentata durante il convegno dell’American Association for Advancement of Science in corso a Boston.
Gli elettrodi impiantati sono in grado di creare un legame intimo e naturale con i nervi e forniscono un flusso veloce di informazioni tra il sistema nervoso e la protesi, garantendo così un’esperienza più realista e una funzionalità migliorata. Numerosi studi, infatti, hanno dimostrato come la metà dei pazienti che hanno subito un’amputazione non utilizza l’arto artificiale perché non ha familiarità con il suo aspetto e il suo funzionamento.
Come ha spiegato il dottor Silvestro Micera, che ha contribuito a sviluppare l’interfaccia della mano bionica:
Questa è una vera speranza per gli amputati: sarà la prima protesi che fornirà in tempo reale il feedback sensoriale per afferrare un oggetto. É chiaro che maggiori sono le sensazioni che un amputato ha dall’arto, più grande sarà la sua accettazione.
Un prototipo fisso della mano collegato temporaneamente al sistema nervoso tramite elettrodi era stato già sperimentato qualche anno fa e il paziente riusciva a stringere e ad afferrare gli oggetti. La protesi messa a punto dal dottor Micera, invece, sarà collegata direttamente ai due dei nervi principali del braccio, il mediano e l’ulnare, e oltre ad essere controllata con il pensiero invierà, tramite sensori sulla superficie, anche i segnali relativi al tatto.
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