Quando si parla di terapia per le apnee notturne la macchina Cpap viene considerata, tuttora, uno dei dispositivi sul quale fare affidamento per garantire alle persone un sonno privo di problemi e conseguenze gravi per l’organismo. Insieme alla Bipap, dal simile funzionamento. Scopriamo la differenza tra le due.
Le apnee notturne ostruttive sono un disturbo diffuso in Italia, le cure esistono ma in pochi le sfruttano perché non arrivano alla diagnosi della malattia. La Cpap, (acronimo di Continuous Positive Airway Pressure, N.d.R.) è il trattamento più diffuso ed efficace: si tratta di uno strumento di ventilazione meccanica a pressione positiva. Essa è una mascherina da cui esce aria a pressione continua che previene il collasso delle alte vie aeree alla base delle apnee notturne. Essa viene tarata dal pneumologo secondo le esigenze del malato. E’ un trattamento che va monitorato per renderlo sempre funzionale per la cura del paziente ed in alcuni casi è necessario seguirlo per tutta la vita.
La differenza tra Bipap e Cpap
Uno dei maggiori problemi di gestione della Cpap è dato dal fatto che sia molto ingombrante a livello materiale. Nella ricerca di un dispositivo più maneggevole e comodo si è giunti alla creazione della macchina Bipap, che con un funzionamento analogo al precedente dispositivo eroga una pressione positiva intermittente anziché continua. La sua efficacia è stata dimostrata in diversi studi di settore. La ventilazione riduce le conseguenze e risolve le apnee: è di solito l’approccio meno invasivo preferito in caso di malattie cardiache pregresse.
Prima settimana cruciale
Quando si necessita di utilizzare questi strumenti per approcciare le apnee notturne è importante non perdere la pazienza e puntare ad una progressiva aderenza alla terapia nella prima settimana. E’ infatti questo il periodo in cui la maggior parte delle persone tende ad abbandonare questo sistema. Riuscire ad abituarsi a tale trattamento consente di evitare conseguenze gravi sul lungo periodo.
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