Gli scienziati dell’Università di Zurigo hanno scoperto i meccanismi fisiologici del cervello che sono alla base promesse non mantenute. Dei modelli di attività cerebrale consentono di predire se una persona manterrà una promessa oppure no. I risultati dello studio condotto dal Dott. Thomas Baumgartner e il professor Ernst Fehr, entrambi dell’Università di Zurigo, e il professor Urs Fischbacher dell’Università di Costanza, sono stati pubblicati sulla rivista Neuron.
La promessa è una delle più antiche attività della cooperazione umana nei comportamenti specifici volti a promuovere fiducia e collaborazione. Anche se le promesse non sono giuridicamente vincolanti, esse costituiscono la base per un gran numero di situazioni quotidiane di scambio economico e sociale. Ma, tuttavia, non sempre vengono rispettate. Gli incentivi materiali per ingannare sono in realtà onnipresenti nella società umana, e le promesse possono quindi anche essere oggetto di abuso in qualsiasi scenario sociale o economico, al fine di ingannare il prossimo. Gli uomini d’affari, politici, diplomatici, avvocati e privati non sempre si comportano onestamente, ma forse adesso abbiamo trovato un modo per smascherarli.
Nonostante l’onnipresenza delle promesse della vita umana, sappiamo molto poco sui meccanismi fisiologici del cervello alla base di questo fenomeno. Al fine di una maggiore conoscenza in questo settore, il neuroscienziato Thomas Baumgartner e gli economisti Ernst Fehr e Urs Fischbacher hanno effettuato un esperimento di interazione sociale con uno scanner del cervello in cui la violazione di una promessa ha portato a benefici monetari per chi la rompe, ma costi non monetari per l’altra parte in causa. I risultati dello studio mostrano che l’aumento dell’attività nelle aree del cervello gioca un ruolo importante nei processi di emozione e di controllo che accompagnano la violazione di una promessa. Questo modello di attività cerebrale suggerisce che rompere una promessa innesca un conflitto emotivo in chi lo fa a causa della soppressione di una risposta onesta.
Inoltre, questo studio ha permesso ai ricercatori di dimostrare che la “perfidia” dei modelli di attività cerebrale, consente anche la previsione del comportamento futuro. Infatti, i soggetti che mantengono una promessa e quelli che eventualmente non lo fanno, compiono un atto esattamente uguale al momento della stipula della promessa. L’attività cerebrale in questa fase, tuttavia, mostra spesso se la persona sa già che non la manterrà.
Questi risultati indicano che la misurazione dell’attività cerebrale può già rivelare le intenzioni in mala fede in anticipo.
Tale constatazione permette quindi la misurazione dell’attività cerebrale che potrebbe essere applicata in futuro non solo per catturare i colpevoli, ma anche al di là di questo, forse per un aiuto nella prevenzione di intrighi fraudolenti e criminali. Abbiamo scoperto gli elementi critici della base neuronale delle promesse non mantenute. Alla luce del significato delle promesse di tutti i giorni, e della convivenza interpersonale nella società, questi risultati offrono la prospettiva di poter capire e comprendere meglio le basi cerebrali fisiologiche del pro-sociale e in particolare del comportamento antisociale in generale
concludono i ricercatori.
[Fonte: Sciencedaily]