Incredibile decisione della piccola città-Stato asiatica di Singapore. Visto che il traffico sul mercato nero di organi da persone ancora vive stava diventando molto fitto, è scattato un mega-condono che ha legalizzato la commercializzazione. Almeno pagano le tasse, avranno pensato i 79 parlamentari che hanno votato a favore di questo provvedimento. Secondo il ministro della salute Khaw Boon Wan si tratta di:
correggere la posizione estrema che criminalizza tutti i tipi di pagamenti per chi decide di donare
ma a noi suona tanto di legalizzazione di un traffico illegale in tutto il mondo. La nuova legge prevede infatti che una persona possa vendersi un organo non vitale (rene, cornea, ecc.), e metterlo sul mercato per il migliore offerente. Un mezzo per risolvere la crisi quindi, che oggi molti ex lavoratori che anche in quelle zone così sfortunate del mondo hanno perso il proprio posto, possono adottare per non patire la fame.
Il terribile meccanismo è partito quando qualche mese fa un miliardario di Singapore, Tang Wee Sung, è stato scoperto mentre trattava con un donatore indonesiano per un rene. Da lì le indagini che hanno portato all’arresto del miliardario nel giugno scorso, e la scoperta dell’enorme traffico clandestino di organi da persone vive (tra l’altro non nuovo dalle nostre parti, come hanno dimostrato più volte i servizi delle Iene nell’Est Europa), e quindi quasi l’obbligo a legiferare in materia, almeno per regolamentarla.
Secondo gli esperti pare che sul mercato asiatico si siano stabiliti dei tariffari, che prevedono per un rene un costo che va dai 5 mila ai 6.600 dollari, una cifra che da quelle parti equivale a più di uno stipendio di un anno e che, afferma Halimah Yacob, l’unico dei parlamentari ad aver votato contro questa nuova legge, sarà un incentivo all’espianto dei propri organi in quanto:
Per chi viene licenziato anche un rimborso di 6,600 dollari sarebbe meglio che tornare a casa senza lavoro e a mani vuote.
La crisi economica significa anche questo.