Parallelamente alla voglia di farsi tatuare una farfallina o un dragone sulla pelle, cresce anche la voglia di veder sparire i vecchi tatuaggi. E se la decisione di portare un segno distintivo sul proprio corpo è spesso dettata dal desiderio di sentirsi unici (44%) o di affermare la propria indipindenza (33%), quella di rimuoverlo può dipendere anche da esperienze di emarginazione sociale (25%) o da necessità legate ad un nuovo impiego (38%).
Questi i dati emersi da uno studio condotto negli Stati Uniti (dove evidentemente i fondi per la ricerca non mancano) presso il Texas Tech University Health Sciences Center e pubblicato sulla rivista The Archives of Dermatology. Gli studiosi texani hanno intervistato 196 persone, in prevalenza donne tra i 24 e i 39 anni, che nel 2006 hanno deciso di farsi rimuovere un tatuaggio.
Agli intervistati è stato chiesto di indicare, in un questionario, tanto i motivi che avevano determinato la scelta di fare un tatuaggio, quanto quelli che invece li avevano condotti a farlo rimuovere. Fra questi ultimi anche sentimenti di vergogna in pubblico (57%) e una sensazione di svilimento della propria immagine corporea. In particolare, sarebbero le donne a sperimentare sentimenti di vergogna e imbarazzo e ad esprimere la necessità che il tatuaggio sia fatto in una zona del corpo agevole da nascondere.