Tanti negozi che vendono alcool in un quartiere equivalgono a maggiore violenza e ad un più alto tasso di assalti, secondo una nuova ricerca effettuata da due docenti dell’Università dell’Indiana. Utilizzando le statistiche sulla criminalità e i dati sulle licenze per vendere alcool nella città di Cincinnati, Ohio, hanno esaminato le relazioni spaziali tra la densità di alcool e quella degli assali violenti, riportati dal Dipartimento di giustizia penale.
I professori William Alex Pridemore e Tony Grubesic hanno scoperto che un sovrannumero di punti vendita sembrava essere responsabile di circa un assalto semplice su quattro ed un assalto aggravato su tre.
Una maggiore densità di punti di vendita di alcool in una zona più ristretta significano vicinanza e una più facile disponibilità di una sostanza inebriante per i residenti. Forse altrettanto importante è che i punti vendita di alcool forniscono un maggior numero di luoghi potenzialmente devianti. I luoghi di vendita di alcool possono essere particolarmente problematici a questo proposito, in quanto spesso servono non solo come fonti di alcool, ma anche come luoghi di incontro con poco controllo sociale
ha detto Pridemore. Con l’ausilio di diversi modelli di regressione spaziale, i ricercatori hanno notato che l’aggiunta di un nuovo punto vendita di bevande alcoliche per miglio quadrato creerebbe 2,3 assalti semplici e 0,6 aggravati in più.
Lo studio ha esaminato 302 gruppi di blocchi geografici, che abbracciava tutta la città di Cincinnati, con ogni blocco che conteneva circa 1.000 abitanti. Le statistiche della criminalità da gennaio a giugno 2008, rilevati dal dipartimento di polizia di Cincinnati, hanno registrato 2.298 assalti semplici e 479 gravi aggressioni. La posizione di ciascuno di questi eventi penali veniva “geocodificato” per mostrare il luogo esatto in cui si era verificato. I ricercatori hanno quindi utilizzato lo stesso geocodice per individuare spazialmente i 683 punti di vendita di alcool della città, suddivisi in ogni blocco. La media aritmetica della densità di attacchi è stata di 69 per miglio quadrato, mentre la densità media dei punti vendita di alcool era 20 per miglio quadrato.
Continua Pridemore:
Crediamo che i punti vendita di alcool, come fonte di variazione dei livelli di violenza interpersonale, meritano maggiore attenzione nella letteratura criminologica. La natura dei nostri risultati dovrebbe incoraggiare ulteriori indagini sull’associazione tra alcool, violenza e altre conseguenze negative all’interno delle comunità.
Grubesic ha spiegato che alcune teorie che riguardano l’efficacia collettiva, la disorganizzazione sociale e la coesione sociale, contano su elementi come la povertà, l’eterogeneità etnica, la mobilità residenziale, l’anonimato dei membri della comunità e la volontà di intervenire a nome di qualcun altro, sottolineano quanto sia difficile porre rimedio a queste problematiche attraverso la politica pubblica. Per questo non è il caso di aggravarle con una densità alcolica.
A differenza delle altre caratteristiche negative di un quartiere che spesso sembrano intrattabili, regolando la densità dei punti vendita, e in qualche misura la loro gestione, [il problema] può essere facilmente affrontato con un mix di politiche delle commissioni di licenza degli alcolici, della polizia e delle agenzie governative che regolano l’uso del territorio
ha concluso Grubesic.
[Fonte: Sciencedaily]