E’ in arrivo una nuova tecnica in grado di illuminare le cellule del cancro all’ovaio della grandezza di un decimo di millimetro, ovvero fino a 30 volte più piccole di quelle rilevabili con i metodi attuali. La speranza, arriva da un team di scienziati della Perdue University, negli Stati Uniti.
La tecnica innovativa messa a punto dagli esperti e pubblicata su “Nature Medicine”, potrebbe rivoluzionare completamente il trattamento chirurgico del cancro ovarico, una neoplasia particolarmente invasiva perché spesso viene “scovata” solo tardivamente. Si basa sull’aggiunta di un agente fluorescente all’acido folico, una vitamina del gruppo B e di cui alcuni tipi di tumore, come quello ai polmoni, alla mammella, al rene e in particolar modo all’ovaio, si servono per alimentarsi e crescere.
Il composto, verrebbe iniettato alle pazienti prima che entrino in sala operatoria. Una volta in circolo, questo agente illuminante raggiunge le cellule tumorali evidenziandole di verde brillante, identificando anche quelle di più recente formazione, che a causa della loro dimensione, pari ad un decimo di millimetro, sfuggono con le metodiche fino ad oggi impiegate.
Come spiega Philip Low, che ha coordinato della ricerca:
Questa tecnica, ha permesso ai chirurghi di individuare tumori 30 volte più piccoli del più piccolo tumore che attualmente si riesce a rilevare con le odierne tecniche, migliorando notevolmente il rilevamento della neoplasia.
Il tumore all’ovaio, sebbene colpisca circa 4 mila donne ogni anno, non è semplice da individuare, anche perché nelle fasi iniziali non dà sintomi, percepibili solo quando le dimensioni sono oramai critiche. Generalmente, i campanelli di allarme sono: un rigonfiamento della parte inferiore dell’addome, un senso di pesantezza/tensione, uno indolenzimento della zona pelvica, modifiche della motilità intestinale. Vanno considerati solo se si presentano insieme e all’improvviso o in rapida sequenza. Tuttavia, l’utilizzo di questa innovativa tecnica, ha fatto registrare una percentuale 5 volte maggiore di formazioni neoplastiche individuate e quindi rimosse, rispetto a prima.