Specialmente in caso di tumore, si presenta la necessità di operare il paziente al cervello. Tra le tecniche chirurgiche all’avanguardia vi è sicuramente quella dell’Awake Surgery, che consiste essenzialmente nell’operare il paziente al cranio da sveglio. Potrà sembrare una tecnica cruda e spiacevole, ma si rende necessaria in alcuni casi. Il topic è tornato di attualità in seguito ad una operazione di questo tipo avvenuta all’ospedale Bellaria di Bologna.
Un protocollo necessario talvolta per eliminare formazioni tumorali senza mettere a rischio il funzionamento delle aree cerebrali dedicate al linguaggio ed al movimento.Nel caso di Bologna l’intera operazione è consistita in una fase preparatoria in anestesia generale, seguita dalla rimozione del tumore con il paziente cosciente ed una fase finale nella quale il paziente è stato riaddormentato.
Ovviamente un intervento di questo tipo è fonte di stress per il paziente che però può ad ogni modo “guidare” la mano del chirurgo a non toccare, attraverso semplici test effettuabili proprio nel corso dell’operazione, quelle parti del cervello che potrebbero portare ad una difficoltà nel deambulare e nel parlare.
Va sottolineato però che si tratta di protocolli specifici effettuabili esclusivamente su pazienti “predisposti” per tale intervento. Prima di tutto il tumore deve essere ben localizzato in un unico punto e soprattutto il paziente deve essere possedere un forte controllo della propria ansia. Sono tre le tecniche usate solitamente:
- la asleep-awake-asleep (dormi-veglia-dormi) che prevede di addormentare il malato nella prima parte dell’operazione (quella in cui si apre il cranio) e di svegliarlo quando si è arrivati al momento dell’intervento sul cervello in cui è necessario che risponda alle domande, per poi sedarlo nuovamente;
- la awake-asleep, che non comporta l’assopimento del paziente in fase di chiusura
- e la awake anestesia che invece prevede di tenere la persona sempre sveglia.
In quest’ultimo caso in particolare, l’utilizzo di una semplice anestesia locale per l’apertura del cranio (il cervello non prova dolore,n.d.r.)è in grado di limitare in maniera efficace anche tutti quegli effetti collaterali solitamente legati ad una anestesia generale.
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Fonte: Corriere della Sera