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Tutto ciò che si deve sapere sull’igiene orale professionale

 

Che le malattie dentali e gengivali dipendano dalla placca batterica e che una buona igiene orale dipenda dalla scrupolosa rimozione della medesima ce lo dicono quotidianamente gli innumerevoli spot pubblicitari di dentifrici, spazzolini e collutori. Non tutti, però, sanno che cosa siano esattamente placca e tartaro, ogni quanto ci si debba sottoporre ai controlli di igiene orale e quale sia la figura professionale che si occupa della prevenzione delle patologie oro-dentali.

 La placca batterica, più tecnicamente biofilm, è un composto morbido costituito da microrganismi e da una matrice intermicrobica. L’80% della placca è rappresentata da acqua, il restante 20% da parte solida: microrganismi, sali, lipidi, proteine, carboidrati. Il tartaro, un deposito duro, è la placca calcificata dai sali contenuti nella saliva (tartaro sopragengivale), nel fluido del solco e nell’essudato infiammatorio (tartaro sottogengivale). La sua struttura ruvida rappresenta un’ottima superficie per l’opposizione di nuova placca.

La placca si rimuove con le giornaliere manovre di igiene orale domiciliare: spazzolamento dei denti, uso di filo o spazzolino interdentale, collutorio, se consigliato. Il tartaro, invece, deve essere eliminato ambulatorialmente con specifici strumenti. All’interno del team odontootrico, lo “specialista” che affianca e coadiuva l’odontoiatra nella prevenzione delle patologie oro-dentali, è l’igienista dentale, in possesso di laurea specifica.

L’igienista, nel corso di una seduta di igiene, studia le necessità del paziente: esamina lo stato delle mucose orali, valuta il livello di igiene, verifica l’eventuale presenza di lesioni cariose o di elementi da sigillare preventivamente; controlla lo stato parodontale, motiva il paziente “mostrandogli” la placca evidenziata da una sostanza rivelatrice e lo istruisce nelle tecniche di igiene a lui più adatte. Procede alla rimozione professionale di placca e tartaro sopra e, se necessario, sottogengivale. Rimuove le pigmentazioni estrinseche e procede all’applicazione di fluoro o di altri prodotti per l’ipersensibilità dentale.

 È opinione abbastanza diffusa che la “pulizia dei denti” (o detartrasi) possa arrecare danni alle strutture dentali. Questo può accadere se non si usano strumenti adeguati o se l’operatore non è sufficientemente competente. Un igienista preparato sa che la strumentazione deve essere selettiva, mirata, cioè, alle zone che presentano accumuli di placca e tartaro. La placca, come già detto, è resa visibile da un colorante, il tartaro si evidenzia sia asciugando le superfici dentali con il getto d’aria, sia utilizzando un particolare strumento che rileva le concrezioni al tatto.

Placca e tartaro vengono rimossi sia con particolari apparecchi ad ultrasuoni, sia con strumenti manuali. I primi sfruttano lo vibrazione meccanica di un inserto montato su manipolo e richiedono l’irrigazione per il raffreddamento della punta; rendono l’intervento più veloce, ma possono provocare una leggera sensibilità e difficoltà per il paziente nella deglutizione e respirazione.

I secondi sono strumenti a lama, devono essere affilati, e provocano meno sensibilità; la strumentazione manuale, però, richiede un tempo più lungo. Generalmente, i due tipi di strumentazione sono abbinati per sfruttare i vantaggi di entrambi, Di norma, si consiglia di eseguire la seduta d’igiene due volte all’anno, ma sarà l’igienista a suggerire la cadenza dei richiami più adatta a ciascun paziente.