I bambini di una scuola media di Genzano, una città dell’area dei Castelli Romani, sono stati protagonisti di un progetto pilota molto interessante per ridurre l’aggressività. Durante le lezioni, infatti, hanno studiato e interiorizzato il comportamento prosociale, che fa riferimento, in termini generici, ad un’azione gratuita che produce un beneficio in chi la riceve.
Dopo un programma pianificato ad hoc per insegnare loro concretamente a comprendere e aiutare gli altri, a entrare in empatia con la società, sono risultati meno aggressivi dei “colleghi” dell’altra scuola media cittadina. Il progetto pilota ha coinvolto 130 bambini intorno ai 12 anni, studenti di seconda media della scuola Garibaldi, mentre come gruppo di controllo sono stati “arruolati” i coetanei allievi dell’altra scuola media della città.
Gli autori dello studio dell’università della Sapienza di Roma sono fermamente convinti che sia meglio prevenire, che correggere il bullismo. Come spiega Gian Vittorio Caprara, professore ordinario di Psicologia della personalità all’università Sapienza di Roma:
La nostra teoria è che la prosocialità, cioè quei comportamenti volontari diretti a portare beneficio agli altri, è un fattore protettivo, ma anche un facilitatore del recupero di soggetti a rischio di comportamenti delinquenziali.
Il progetto sperimentale è stato approvato dal consiglio di istituto e nonostante l’adesione fosse su base volontaria, la risposta dei genitori è stata molto positiva. Per verificare l’efficacia dell’intervento, i ragazzi sono stati valutati prima, subito dopo e a distanza di 1 anno. I bambini, infatti, dovevano diventare capaci di saper gestire rabbia, tristezza, paura, ma anche gioia, entusiasmo, curiosità, cercando di mettersi in relazione con gli altri assumendone le prospettive, imparando a comprenderli e a confrontare le proprie emozioni con le loro, intercettando eventuali richieste di aiuto.
Dal confronto con i coetanei dell’altra scuola sono emerse differenze significative. Fra i ragazzi che avevano seguito il progetto, infatti, c’erano meno condotte aggressive. Visto il successo della ricerca, il progetto si è spostato in Lombardia.