A quanto pare, mestruazioni troppo abbondanti potrebbero rappresentare un fattore di rischio per la depressione. Non il semplice ciclo con il suo manifestarsi, ma l’abbondanza dell’emorragia. Si tratta di un disturbo che colpisce circa 8 milioni di donne in Italia.
Queste ultime, proprio per tale motivo, sarebbero più soggette al rischio di depressione. Una ragione che va cercata nella diminuzione di ferro che avviene con la perdita ematica. Si tratta di un elemento importante per il funzionamento psichico della persona che viene sottoposta, attraverso il flusso abbondante la conseguente perdita di sangue, ad una mancanza importante a livello fisiologico.
Il principale metodo di contrasto consiste nell’assunzione della pillola anticoncezionale come strumento per regolare il flusso. Spiega Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia del San Raffaele Resnati di Milano:
Bisogna risolvere il problema alla radice e la prima scelta è la terapia con la pillola anticoncezionale a base di estrogeno naturale con un’efficacia specifica nel ridurre la quantità di perdite. Da sola, senza nessun altro trattamento, è in grado di far risalire i livelli di ferro fino a valori normali. È il primo ed unico contraccettivo ormonale orale in grado di offrire questo vantaggio.
La correlazione tra la depressione ed il ciclo abbondante non devono essere sottovalutate: l’organismo della donna ne risente a tal punto da manifestare un crollo dell’attenzione, della memoria e della concentrazione, con immediate conseguenze negative. Continua la dottoressa:
Fino a 3,6 settimane lavorative perse l’anno. Problemi che si aggravano con l’arrivo della primavera: la variabilità stagionale aumenta i sintomi di astenia, infaticabilità e difficoltà di concentrazione. Una corretta valutazione del problema da parte della donna è fondamentale: ogni disagio va segnalato al medico.
Studia tal riguardo dimostrano che l’anticoncezionale risolve il problema in maniera efficace: è stato infatti provato che la pillola ad estrogeni naturali caso una riduzione del sanguinamento del 76,2% a 90 giorni e dell’88% nel corso di 6 cicli. Un modus operandi che potrebbe portare anche un calo dei casi di anemia nelle donne fertili, attualmente calcolabili, per ciò che riguarda il nostro paese, i in 1 milione e 700.000.
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Fonte: La Stampa