La dieta Galveston, creata per le donne in menopausa, è davvero adatta a tutte le donne in questo momento della loro vita? E’ una domanda importante da porsi, al fine di verificare se questo regime alimentare possa davvero apportare all’organismo tutto ciò di cui ha davvero bisogno.
Dieta a base di proteine magre e cibi a basso indice glicemico
La dieta Galveston sarebbe, secondo la sua ideatrice, capace di supportare la donna in menopausa nell’affrontare i suoi cambiamenti ormonali come il calo di estrogeni, la tendenza all’accumulo di grasso sull’addome ed altre piccole ma importanti fragilità. Questo regime alimentare è stato ideato dalla ginecologa Mary Claire Haver e sostanzialmente rende possibile attutire i sintomi della menopausa, i quali si esprimono in maggiori possibilità di infezioni croniche, rallentamento del metabolismo e vampate di calore.
Quando una donna raggiunge la menopausa per lei diventa difficile gestire al meglio l’energia proveniente dal cibo. Questa dieta nello specifico è di tipo antinfiammatorio e focalizzandosi su proteine magre e carboidrati a basso indice glicemico, è in grado potenzialmente di aiutare a stabilizzare i livelli di insulina e zuccheri nel sangue in modo tale da favorire un detox di tipo naturale. La Galveston punta su fonti proteiche e grassi sani. Per ciò che concerne le prime sono consentite il salmone selvaggio e le carni nutrite a erba come manzo, tacchino e pollo, e le uova da allevamento a terra. Trova spazio anche lo yogurt greco perché fonte di calcio e probiotici ed è consentito anche il consumo di quinoa, alimento ad alto contenuto proteico.
Perché questa scelta per ciò che concerne le proteine? Per evitare il più possibile l’assunzione di grassi saturi, fattore di rischio per la comparsa di infiammazione sistemica.
Verdure e frutta a basso indice glicemico
La Dieta Galveston per le donne in menopausa invita al consumo di frutta e verdura, a patto che contengano un basso contenuto glicemico come frutti rossi, pomodori, verdure a foglia verde, broccoli e cavolfiori. Il tutto accompagnato da un sistema di digiuno intermittente che prevede l’assunzione di cibo all’interno di una ristretta fascia oraria permette al fine di migliorare la sensibilità all’insulina. Come spiegato dalla nota nutrizionista Uma Naidoo:
Durante il digiuno, i livelli di insulina diminuiscono e inducono uno stato di chetosi. In questa fase, il corpo passa dall’utilizzo del glucosio (zucchero dei carboidrati) come principale fonte di energia all’utilizzo del grasso immagazzinato (chetoni). Di conseguenza, si iniziano a bruciare grassi stimolando la perdita di peso.
Deve essere però sottolineato che il digiuno intermittente non è un regime alimentare adatto a tutti e prima di iniziare deve essere eseguito un consulto medico. Quali sono i contro della dieta Galveston? Al netto di ottime condizioni di salute, il suo essere quasi del tutto priva di glutine potrebbe risultare controproducente per chi non soffre di celiachia e alterare il microbioma.