E’ accaduto di nuovo, senza un perché ed una ragione plausibile, logica: un papà ha dimenticato il suo bimbo in auto, ha omesso involontariamente di lasciarlo al nido prima di recarsi al lavoro. Probabilmente perché il piccolo Luca Albanesi, questo il suo nome, era molto buono e tranquillo, o forse si era addormentato. E’ così che una volta arrivato in ufficio l’uomo ha chiuso la macchina lasciandola parcheggiata in strada. Dopo poche ore il bimbo è morto, probabilmente intorno alle 13, secondo i primi accertamenti da confermare a causa di asfissia e/o per il caldo eccessivo all’interno dell’abitacolo. E’ accaduto ieri a Piacenza.
Nel pomeriggio, come consuetudine il nonno si è recato al nido per portarlo a casa e lì la sorpresa di non trovarlo; una telefonata al papà del bimbo che subito ha realizzato il dramma ed è corso in macchina, ma era già troppo tardi, intorno alle ore 17,00, inutili i tentativi di rianimarlo e reidratarlo. L’uomo e la moglie sono sotto shock, ricoverati entrambi in ospedale per un malore, comprensibile.
Impossibile capire ed altrettanto giudicare: un caso fotocopia di quelli avvenuti due anni fa circa e che hanno riguardato la piccola Elena di 22 mesi e di un maschietto di soli 11, deceduti nello stesso modo, per la stessa incredibile dimenticanza genitoriale, a soli 5 giorni di distanza l’uno dall’altro. E a ripercorrere i casi a ritroso nel tempo non sono gli unici. “E’ lo stress“, hanno spiegato psicologi e psicoterapeuti allora: intense preoccupazioni dovute alla salute, alla carriera o peggio alla stabilità economica, sottraggono “attenzione alla memoria” e “memoria all’attenzione” e la routine diventa un killer. Probabilmente è così che genitori premurosi involontariamente uccidono i figli.
Sopravvivere ad un figlio è la cosa più innaturale che ci sia, più dolorosa, difficile da sopportare. Come superare tutto ciò? La colpa di una dimenticanza? E non ergiamoci a moralizzatori, perché se riflettiamo, ci rendiamo conto che una tragedia del genere potrebbe accadere ad ognuno di noi, travolto dalla routine e da uno stress che ormai è diventato fisiologico, di cui non ci rendiamo neppure conto.
Soffermiamoci a ricordare un attimo la prevenzione in quelli che sono i gesti quotidiani, come lasciare “consapevolmente” il bimbo in macchina mentre si va a fare la spesa, perché magari dorme e non lo si vuole svegliare. Pensiamo che queste morti non sono avvenute ad agosto, ma a fine maggio ed inizio giugno (tra l’altro un “pessimo giugno”): ieri per uno scherzo del destino, dopo una settimana di freddo su Piacenza la temperatura ha sfiorato i 30° che nell’abitacolo della macchina sono diventati rapidamente almeno 60°. Bastati a far salire la febbre oltre i 42° al piccolo Luca e a provocare probabilmente un colpo di calore (ipertermia).
Questa condizione provoca seri danni all’apparato cardiocircolatorio, respiratorio e neurologico: in un adulto in circa 2 ore….per un bimbo bastano 20 minuti. Il finestrino lasciato lievemente aperto non risolve la questione.
Un abbraccio al piccolo Luca, alle altre vittime come lui e ai rispettivi genitori che sappiamo non si perdoneranno mai.
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