Ictus= forame ovale pervio + sindrome delle apnee notturne. Sono i risultati a cui è giunto lo studio D.A.RI.A (Detection of Sleep Apnea as Risk Factor in Acute Stroke) Investigators, pubblicati su Pub Med e che ha coinvolto 13 Stroke Unit ed alcuni centri del sonno, in Italia. Sono ipotesi scientifiche importanti perché ambedue le condizioni che si identificano insieme quale nuovo fattore di rischio per l’ictus, sono facilmente curabili e trattabili.
L’ictus
L’ictus arriva improvvisamente, uccide spesso e altrettanto di frequente se si sopravvive permangono gravi disabilità. Nel 30-40 % dei casi non se ne riesce ad individuare una causa specifica, anche se dei fattori di rischio sono stati da tempo individuati, come l’ipertensione e/o l’ipercolesterolemia. Da qualche anno è stata riscontrata una costante presenza di forame ovale pervio nei pazienti che avevano avuto un ictus, tale da far pensare ad una probabile relazione tra i due, sulla quale si sta molto studiando. Ora a tale fattore si abbina la presenza di sindrome delle apnee notturne. Nello studio scientifico infatti che ha analizzato i dati di più di 300 pazienti, l’incidenza delle tre patologie insieme si è dimostrata particolarmente alta, a tal punto di suggerire la combinazione di forame ovale pervio e sindrome apnee notturne come nuovi fattori di rischio specifici dell’ictus.
Il forame ovale pervio
Il forame ovale pervio, è di base una condizione innocua: consiste in un foro che permette il passaggio di sangue fra l’atrio destro e quello sinistro del cuore in epoca fetale che alla nascita fisiologicamente si richiude (o entro pochi mesi). Questo non avviene in circa il 30% delle persone, spesso in modo asintomatico, senza mai dare problematiche di salute. In rarissime situazioni particolari (come accadde al giocatore Antonio Cassano) può avvenire che questo foro permetta il passaggio di un coagulo dal sistema venoso a quello arterioso con un salto del circolo polmonare, dall’atrio destro a quello sinistro (embolia paradossa).
Le apnee notturne
Allo stesso modo, le apnee notturne colpiscono il 4% della popolazione totale, con picchi di incidenza dopo i 60 anni. Consiste in continue e periodiche ostruzioni delle alte viee aeree durante il sonno, capaci di ridurre l’affluenza dell’ossigeno al sangue e conseguentemente anche alterazioni della pressione arteriosa e del ritmo cardiaco. Per tale motivo da qualche anno si ritiene che questo disturbo possa essere riconducibile a malattie cardiovascolari ed ictus. Nello specifico si è visto che possono anche favorire il fenomeno dell’embolia paradossa.
Le cure
Niente paura però perché una volta effettuata la diagnosi le apnee notturne si possono tenere sotto controllo grazie alla ventilazione meccanica, mentre il forame ovale pervio si può chiudere attraverso un semplice intervento chirurgico poco invasivo. Trattamenti di questo tipo potrebbero dunque ridurre l’incidenza di ictus se tali dati venissero (come probabile) confermati.
Fonte: PubMed
Foto: Thinkstock