Venerdì scorso si è svolto a Roma il convegno nazionale dell’Associazione M.Gioia “Le nuove frontiere della Medicina Legale e del Diritto“. Il parterre era composto dai massimi esperti nazionali di medicina legale, i rappresentanti delle compagnie di assicurazioni e i tecnici del settore sinistri, infortuni e risarcimenti. Il presidente dell’Associazione, Giovanni Cannavò, ha posto in evidenza il problema delle lesioni di lieve entità che, in alcuni casi, non costituiscono più danno biologico. Ne è un esempio il colpo di frusta che rappresenta l’80 per cento delle microlesioni. L’eccessiva speculazione su un danno difficile da verificare ha prodotto un effetto contrario, che va tutto nella direzione della tutela delle compagnie di assicurazione e poco nei confronti dell’infortunato. Il convegno è stato quindi l’occasione per soffermarsi su numeri e statistiche riferite al danno biologico in seguito agli incidenti. E tra una slide e un’altra è stato puntato il dito su qualche caso che, giunto alla ribalta delle cronache, ha lasciato perplessi gli operatori del settore.
Si è parlato, soprattutto, del metodo che Allianz ha applicato su alcuni risarcimenti. In particolare sulla vicenda di, un ragazzo poco più che ventenne vittima di un incidente quasi mortale. Dopo mesi di ricostruzione del volto e della gamba, a suon di operazioni chirurgiche, l’assicurazione lo convoca dal suo medico che, dopo lo visita, gli attribuisce un danno biologico del 65%. Un punteggio molto alto che potrà equivalere a un risarcimento sopra al milione di euro. Valerio, dopo tante sofferenze, potrà almeno essere ricompensato economicamente, anche se è poca cosa a confronto con una vita che sarà costernata di sacrifici, difficoltà psico-fisiche che coinvolgeranno tutta la sua famiglia.
Ma viene beffato, umiliato, preso in giro. La pratica del medico Allianz che lo ha visitato a Roma viene inviata nella sede della compagnia a Milano. Il medico centrale legge il referto e, senza rivisitare Valerio, abbatte il danno biologico dal 65% al 35%. Contestualmente invia al ragazzo una lettera, con un assegno risarcitorio di poco più di 200.000 Euro, in cui gli imputa il fatto di non portare il casco la sera dell’incidente. Valerio è basito. Fortunatamente la sua pratica è nelle mani della Professional and Partners Group e il suo direttore generale, Raffaele Gerbi, vuole andare a fondo a questa storia. Intanto mostra ad Allianz i documenti che testimoniano il ritrovamento del casco, con tanto di foto, sul luogo dell’incidente. Poi passa al danno biologico: perché è stato dimezzato, senza motivo? Senza rivisitarlo? Gerbi si fa carico di chiedere ad Allianz un’ulteriore visita da fare presso la loro sede milanese, dal medico dei medici della compagnia. Così, porta il ragazzo nel capoluogo lombardo. Valerio rivive lo stress e il trauma dell’incidente. Il miglior medico Allianz alla fine non può che ammettere: Valerio ha un danno biologico pari al 65%. Così, d’incanto, pochi giorni dopo la prima offerta inviata e dopo aver cambiato per la terza volta l’invalidità del giovane, l’assicurazione invia un assegno di oltre 800.000 Euro.
Possibile che accada tutto questo? Purtroppo sì. Se Raffaele Gerbi non avesse assistito il ragazzo, Valerio si sarebbe ritrovato con gli spiccioli a confronto con quanto gli spettava e Allianz avrebbe risparmiato centinaia di migliaia di euro. Inoltre, Gerbi è convinto che per questa pratica ottocentomila euro non bastano, si potrebbe arrivare al milione e mezzo. Ma in quanti possono permettersi uno studio tecnico così preparato? Quanti restano beffati? La domanda è rimbombata tra le aule del convegno, dove lo stupore tra i medici legali s’è fatto sempre più grande.