Il comitato etico che diede la possibilità agli Spedali Civili di Brescia ed a Davide Vannoni di procedere con l’applicazione del metodo Stamina nonostante le irregolarità ora emerse “accusa” l’ospedale e l’Aifa per la sua decisione di avvallare lo stesso. Più si scava a fondo nei fatti e più tutto ciò emerge in merito al protocollo sembra essere quasi completamente un’ accozzaglia disordinata di illeciti penali.
E’ quello che è emerso dall’indagine conoscitiva sul protocollo occorsa in Commissione Sanità del Senato, dove, come ci racconta il Corsera, ieri è stato sentito Francesco De Ferrari che del Comitato Etico che diede il via libera all’applicazione del metodo Stamina nella struttura bresciana faceva parte. E quello che è scaturito da un’ora e mezzo di colloquio svoltosi sono state tutta una serie di ipotetiche pressioni da parte dell’ospedale affinché venisse accordato il permesso di agire. Ma perché il professionista sopracitato chiama in causa anche l’Agenzia Italiana del farmaco? La risposta risiede a quanto pare in un “nulla osta” rilasciato da parte di un funzionario dell’ente che in realtà non sarebbe mai stato concesso dallo stesso. Insomma, il comitato etico, riassumendo, si sarebbe fidato della documentazione ricevuta rivelatasi poi prodotta in parte illecitamente.
Cosa significa tutto questo? Che molto probabilmente una sperimentazione seria su questo protocollo difficilmente sarà possibile averla. E questo è davvero un problema. Per due motivi: il primo è che viene a mancare una speranza di cura. Ovvero che possa esistere un approccio terapeutico davvero efficace contro molte malattie rare e degenerative.
Il secondo è ormai davanti gli occhi di tutti: la mancanza di un’ufficialità al non funzionamento della terapia a base di cellule staminali potrebbe portare a viaggi della speranza o alla creazione, come già successo, di cooperative volte a dare l’opportunità di somministrare la terapia senza le garanzie che si potrebbero invece ottenere in strutture ospedaliere da parte di professionisti.
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