Secondo un rapporto dell’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) sul monitoraggio dell’ozono nell’aria delle città europee, i livelli sono i più bassi mai registrati dal 1997, tuttavia sono ancora al di sopra della soglia di sicurezza per la salute. Le aree più inquinate sono quelle del Mediterraneo.
L’ozono è un gas presente nell’aria, incolore e dall’odore pungente, che nella stratosfera funge da scudo contro le radiazioni ultraviolette del sole, dannose per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Negli strati bassi dell’atmosfera (troposfera) è presente in conseguenza a situazioni d´inquinamento e provoca disturbi irritativi all´apparato respiratorio. È prodotto in quantità maggiore laddove ci sono più sorgenti di inquinamento: nelle città, nelle zone di grande traffico e nelle zone industriali. Le più alte concentrazioni si rilevano nei mesi più caldi e nelle ore di massimo irraggiamento solare (fra le ore 12 e 17).
Secondo l’OMS:
L’esposizione prolungata alle particelle sottili (PM2.5) può scatenare l’arteriosclerosi, creare problemi alla nascita e malattie respiratorie nei bambini. La Rassegna delle prove sugli aspetti sanitari dell’inquinamento atmosferico suggerisce anche un possibile collegamento con lo sviluppo neurologico, le funzioni cognitive e il diabete, e rafforza il nesso di causalità tra PM 2.5 e morti cardiovascolari e respiratorie.
A margine dei dati presentati dall’OMS, il commissario europeo per l’Ambiente Janez Potočnik ha dichiarato che è necessario rendere la politica dell’aria più incisiva, facendo leva sulla scienza più recente. A mio avviso, si tratta solo di belle parole. I provvedimenti locali o temporanei di limitazione del traffico e delle emissioni industriali sono poco efficaci e non sono io a dirlo. Per quanto se ne parli, i “potenti” non stanno facendo nulla di concreto per migliorare la situazione e il cosiddetto “oro nero” è la chiave attorno alla quale ruotano gli interessi economici e politici del mondo. L’energia pulita è la nostra unica via di salvezza, ma mi chiedo, finirà mai l’era del petrolio?
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