Stamane sono rimasta particolarmente colpita da due notizie che ho letto e che sembrano apparentemente in contraddizione: è boom di fecondazione assistita in Italia, sono sempre più numerose le coppie che decidono di avere dei bambini con questa metodica , mentre altissimo è anche il numero dei bambini abbandonati alla nascita, oltre 3000 l’anno. Ma come analizzare tutto ciò?
Per parlare in cifre: nel 2010 secondo i dati presentati dal Ministero della salute sulla PMA (procreazione medicalmente assistita) sono state circa 70 mila le coppie che si sono sottoposte ai cicli clinici del caso, ottenendo poco più di 15 000 gravidanze e 12 500 bambini. Un trend decisamente in aumento rispetto al passato, nonostante le limitazioni della legge 40. E’ salita anche l’età delle pazienti che vi si sottopongono, in media sono risultate avere 36,3 anni contro i 34,4 del 2007. Più di una donna su 4 comunque ha più di 40 anni. L’aumento delle gravidanze, oltre che dei bambini nati, fa dunque ben sperare, spiega che, nonostante le complicanze dovute all’età materna, le tecniche di PMA sono efficaci.
Rimane il problema della rimborsabilità da parte del servizio sanitario nazionale di queste metodiche, che ancora non è presente in tutte le regioni e provoca ovvie disparità, migrazioni verso centri di eccellenza non sempre facili, e accessi a costose strutture private: non è dunque un percorso accessibile a tutte le coppie italiane. I numeri in aumento quindi diventano sinonimo di grande desiderio di maternità e paternità.
Di contro però ogni anno nel nostro Paese vengono abbandonati oltre 3000 neonati. La nostra emotività ancora una volta è stata colpita dalla storia del piccolo Mario, abbandonato nella Culla della Vita della Clinica Mangiagalli di Milano: una sorta di “ruota del terzo millennio”. E’ così che è stato definito questo luogo protetto in cui i neonati possono essere lasciati in sicurezza e nella totale privacy: negli ultimi anni ne sono sorte molte di “ruote”, in tutta Italia. Purtroppo però la maggior parte dei neonati in questione viene ancora chiusa nei sacchetti e gettata via.
Non si può comprendere un fatto di questo tipo, non riesco. Ma capisco che dietro ad un gesto simile ci può essere un profondo disagio. Come quello delle donne straniere, clandestine, che non sanno di poter partorire in anonimato in ospedale (perché la nostra legge lo permette) e sono terrorizzate da uomini violenti. Ma ciò che mi colpisce e che credo meriti un’analisi profonda è che la maggior parte di queste creature innocenti, nel 73% dei casi, nasce da madri italiane di età compresa tra i 20 ed i 40 anni. Le minorenni? Il 6 %. Solo 400 bimbi su 3000 in un anno vengono abbandonati in ospedale. Dalla Società Italiana di Neonatologia arriva un input ben preciso: rafforzare il supporto sanitario e psicologico alle neo-mamme in modo da individuare e prevenire le situazioni di pericolo per loro e soprattutto per i bimbi.
Dunque cosa abbiamo di fronte? Una vera contraddizione? Donne che abbandonano i figli ed altre che li vogliono disperatamente? Forse sì: è la prepotente contraddizione di due mondi opposti seppur viventi sullo stesso territorio, quello in cui c’è una famiglia unita e quello in cui le donne sono oggetto di violenze quotidiane. Qualche madre infanticida, “mostro” c’è di sicuro, fra le tante. Ma nella maggior parte dei casi credo (o spero?) che si tratti di altrettante creature innocenti, che vanno aiutate a non uccidere i figli messi al mondo.
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