Esclusa dall’iscrizione alla scuola media perché cieca. Può una bambina essere discriminata perché non vedente? E’ ciò che è successo in una scuola della Val di Susa. Ancora una volta, nonostante la Costituzione ed i suoi articoli, una persona disabile ha subito un ingiustizia.
E’ di qualche giorno fa la notizia di un ragazzo escluso da un posto di lavoro per il quale era stato scelto per via del diabete, malattia per la quale oltretutto non risulta invalido. Ora, questa bambina, la cui “colpa” è quella di non vedere. La denuncia del caso è arrivata direttamente dall’Apri, Associazione Piemontese Retinopatici e Ipovedenti che ricorda, in un comunicato, come “Il diritto alla frequenza è sancito dalla legge n. 104/1992, dalla Sentenza della Corte Costituzionale n. 215/ 1987 e dalla Circolare Ministeriale n. 262 del 1988”. Come si pone l’istituto “colpevole” del rifiuto quindi? Le argomentazioni, rese note in una lettera ai genitori della ragazza, parlando del raggiungimento del limite delle iscrizioni in base alla “capacità recettiva dell’aula”.
Analizzando la situazione generale tramite i dati del ministero dell’Istruzione appare fuori da ogni dubbio che a fronte di una maggiorazione nelle iscrizioni vi sia stato comunque un blocco di assunzioni dei docenti, ma niente che possa giustificare un rifiuto relativo alla giovane, soprattutto in base alla recente circolare ministeriale emanata nel mese scorso che traccia le linee guida della gestione degli studenti disabili nella scuola.
Possibile che venga tolto spazio proprio ad un’alunna affetta da cecità e quindi appartenente ad una categoria protetta? Risulta davvero poco credibile. Sottolinea l’Apri attraverso il suo presidente Marco Bongi:
La presa di posizione della scuola media di Borgone è gravissima. La legge infatti parla molto chiaro in proposito: nessuna scuola può rifiutare, neppure per motivi tecnico-logistici, l’iscrizione di un alunno disabile, per quanto grave possa essere la sua situazione. Non escludo che si possano ravvisare anche responsabilità di carattere penale.
Se fosse accolta nella scuola in questione, sottolineano i genitori della ragazza, la stessa potrebbe vivere una vita il più possibile simile a quella dei suoi coetanei, andando a scuola da sola ed usufruendo del servizio di scuolabus. Cosa ne pensate?
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