Dopo 5 anni migliora il grado di soddisfazione degli italiani circa le proprie condizioni di vita. E’ ciò che emerge dall’ultimo rapporto Istat appena presentato, fotografia identificativa di una realtà sociale italiana vista da più punti di vista: la famiglia, il luogo in cui si vive, le condizioni di salute e gli stili di vita, la cultura ed il tempo libero, i rapporti sociali ed i servizi. Sono in molti a dirsi “molto soddisfatti” -oltre il 40% degli intervistati dai 14 anni in su-, anche se con il passare degli anni (ovvero analizzando il dato per fasce d’età), i liveli di positività scendono. Il tutto corrisponde ad un trend in corso già da qualche tempo che sottolinea una certa fiducia nel miglioramento della situazione economica. Stabili rispetto al 2005, ma comunque estremamente positivi i dati che riguardano la salute: l’81,2% degli intervistati è soddisfatto o abbastanza soddisfatto del proprio stato di salute. Ma c’è un però.
Quale? Il dato non si discosta molto da quello del 2015 e degli anni precedenti (è quindi stabile e non in crescita), ma di contro è molto lontano da altri dati importanti sottolineati da altrettante indagini statistiche che vedono ad esempio un aumento dell’utilizzo di farmaci ansiolitici, antidepressivi ed una drammatica difficoltà di accesso alle cure (in crescita purtroppo il numero di persone che non si possono curare anche a causa delle restrizioni del SSN).
Non posso non pensare come la costante in tutti questi casi sia una: al Nord d’Italia la soddisfazione per la salute è più alta (82,9%) che al centro (81,4%) e al Sud (dove si scende fino ad una media del 78,9%) esattamente come la qualità delle cure, l’accesso alle stesse e ai progetti di prevenzione, notoriamente più efficaci nel settentrione del nostro Paese.
Di certo siamo sempre più longevi e questo in generale grazie agli stili di vita migliori e alle cure innovative che ci permettono di guarire o rendere croniche malattie che fino a qualche anno fa erano considerate incurabili (come molte forme di cancro). Per questo anche a 60/70 anni sostanzialmente “non ci si lamenta”, benché i livelli di soddisfazione scendano: solo il 49,2% degli individui di 75 anni dichiara di essere abbastanza soddisfatto delle proprie condizioni di salute, mentre solo il 4,1% si ritiene molto soddisfatto. E’ chiaro che questa percezione di benessere dopo gli “anta” tenda a diminuire: per ciò che riguarda la salute è normale che insorga qualche acciacco in più.
Il dato che però ritengo meriti una particolare attenzione è quello che riguarda le donne: in ogni fascia d’età i giudizi positivi circa il benessere psicofisico sono sempre lievemente più bassi che negli uomini. Il tutto senza variazioni significative rispetto agli anni precedenti. Le donne- figlie, mamme, mogli -sono sempre coloro che si prendono cura degli altri, delle persone care, trascurando anche se stesse per oggettivi motivi di tempo: non saltano la visita dal dentista e dall’oculista per il figlio, ma tralasciano in pap test o la mammografia. Senza contare un aspetto che mi sta particolarmente a cuore, quello cioè di una medicina di genere ben lungi dalla pratica quotidiana atta a tutelare al meglio la salute femminile (ma questa è un’altra storia).
Infine ci tego a sottolineare come in questo Rapporto Istat si parli di percezione, di “grado di soddisfazione dei cittadini per le proprie condizioni di vita” e non di effettivo status quo. Talvolta, anche per scaramanzia, o nella consapevolezza che in giro c’è sempre chi sta peggio…..alla domanda “come stai?” si risponde sempre “molto bene! Non è così anche per voi?
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