La sensibilità chimica multipla è una patologia di recente e sfortunata fama. Si tratta dell’intolleranza alle sostanze chimiche di ogni tipologia e dell’ipersensibilità a campi elettromagnetici: il frutto più fastidioso e doloroso dell’inquinamento nel quale noi viviamo.
Non si tratta di una malattia molto diffusa se correlata alla totalità delle persone viventi ed alla grande quantità di inquinamento chimico ed elettromagnetico al quale siamo sottoposti ogni giorno: ciò non toglie che tentare di “fuggire” da questa condizione per le persone che ne sono affette sia praticamente impossibile. Anche in Italia, sebbene i casi molto gravi si contino sulle dita di una mano, si stima che ad esserne affette, in base ai dati raccolti dai vari nosocomi italiani, siano circa 500 mila persone. In forme diverse e di diversa entità ed in maggioranza per ciò che riguarda l’ipersensibilità nei confronti dei campi elettromagnetici emessi da elettrodomestici, cellulari e televisioni.
E’ un vero e proprio allarme quello lanciato dagli esperti. Giusto recentemente è salito alle cronache il caso di una donna sarda di 49 anni che è riuscita in tribunale a vincere una causa attraverso la quale la sua Asl di appartenenza sarà chiamata a pagare anticipatamente le spese mediche che la stessa sarà obbligata a sostenere nell’unico centro europeo riconosciuto per la cura alla sensibilità chimica multipla, con sede a Londra.
Un caso su 500 mila. Ed è un bene che se ne parli: spesso e volentieri i malati vengono scambiati per persone affette da depressione e ipocondria, nonostante i sintomi provati. E’ tuttora considerata una malattia rara, anche se diffusa in circa il 18% della popolazione europea e statunitense. In particolare, a preoccupare i ricercatori che si occupano di questa patologia è il fatto che tra i colpiti vi sia anche un’alta percentuale, circa l’8%, di bambini. E se si pensa che i sintomi più importanti di questa malattia sono svenimenti, disturbi respiratori, eruzioni cutanee e mal di testa, appare palese la necessità di mettere in atto degli interventi dedicati e specifici per tentare di trovare una “cura”. Soprattutto in un paese come il nostro dove le immunoterapie specifiche create per combattere la sensibilità chimica multipla non sono ancora disponibili.
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