Le differenze di razza sono sempre aberranti, ma effettivamente qualche differenza sostanziale c’è, ed è positiva. Proprio da qui si deve partire, anche per spiegare come mai alcune malattie colpiscono più alcune razze umane rispetto alle altre, e individuare quindi una possibile terapia.
I differenti metodi di immagazzinare il grasso corporeo nei diversi gruppi etnici può spiegare le differenze esistenti fra le probabilità di sviluppare l’insulino-resistenza e le malattie dell’ingrossamento fegato non dovute all’alcolismo. Ad indagare su questi punti sono stati i ricercatori del UT Southwestern Medical Center. Secondo la ricerca pubblicata su Hepatology, gli afro-americani con insulino-resistenza potrebbero possedere fattori interni in grado di proteggere il corpo da questa forma di malattia metabolica del fegato.
Allo stesso modo, nonostante gli elevati tassi di fattori di rischio associati, come insulino-resistenza, obesità e diabete tra afro-americani e ispanici fossero identici, gli afro-americani hanno meno probabilità di sviluppare le malattie. La malattia è caratterizzata da elevati livelli di trigliceridi nel fegato e colpisce ben un terzo degli americani adulti.
Se siamo in grado di identificare i fattori che proteggono gli afro-americani da questa malattia del fegato, si può essere in grado di estrapolare quelli di altre popolazioni, e forse sviluppare terapie mirate ad aiutare le popolazioni esposte alle malattie del fegato.
Queste le prime parole del Dr. Jeffrey Browning, assistente professore di medicina interna del UT Southwestern Advanced Imaging Research Center e autore dello studio . Per l’attuale ricerca, il Dr. Browning ed i suoi colleghi hanno analizzato i dati raccolti sulla popolazione del Dallas Heart Study, a partire dal 2000. Più di 2100 partecipanti hanno fornito campioni di sangue e subìto più scansioni corporee con la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata per esaminare il fegato, cuore e altri organi per analizzare la composizione corporea, compresa la distribuzione del grasso.
Dallo studio è emerso che gli afro-americani e gli ispanici hanno tassi di obesità di circa il 48% ed il 21% del diabete. Solo il 23% degli afro-americani, tuttavia, aveva malattie al fegato non dovute all’alcolismo, rispetto al 45% degli ispanici, la metà. Ma ancora, gli afro-americani avevano meno probabilità di avere alti livelli di trigliceridi e grasso addominale se confrontati con gli ispanici o i caucasici, anche se i tassi globali di insulino-resistenza tra tutti i gruppi sono identici.
La spiegazione potrebbe trovarsi nei diversi modi in cui, nei diversi gruppi etnici, il fisico immagazzina il grasso. Negli ispanici obesi il grasso si deposita nel fegato e nel tessuto adiposo viscerale (l’area attorno al ventre). Gli obesi afro-americani aevano il deposito di grasso sottocutaneo prevalentemente in tessuti adiposi (l’area attorno al fianchi e cosce). Secondo il dr. Browning:
Ciò può essere una protezione. In studi su animali è stato rilevato che se il lardo aumentava rispetto al grasso viscerale, si poteva effettivamente invertire la malattia che ingrossava il fegato. Sembra che esista una differenza fondamentale nel metabolismo lipidico tra afro-americani e ispanici o caucasici, e questa differenza è mantenuta anche quando è presente l’insulino-resistenza.
Ma le differenze compaiono anche all’interno della stessa razza. Ad esempio non è un caso che questo genere di malattie, all’interno della razza caucasica, colpiscano più gli uomini che le donne. Anche qui è spiegabile con una questione di metabolismo perché anche le donne immagazzinano alle estremità inferiori il grasso più degli uomini. Ora resta solo da capire come fare per modificare il metabolismo dei soggetti più a rischio.
[Fonte: Sciencedaily]