I farmaci per molte condizioni mediche, come il dolore cronico, cancro e il diabete, richiedono assunzioni non per via orale, ma devono essere dosati in modo intermittente, su una base necessaria, per un lungo periodo di tempo. Alcune tecniche sono state sviluppate utilizzando una fonte di calore impiantata in un microchip elettronico che come un interruttore stimola le posizioni “on-off” che permettono il rilascio dei farmaci nel corpo.
Finora però nessuno di questi metodi è parso affidabile: più volte il dosaggio attivato e disattivato, inviava dosi coerenti con il dosaggio in base alle necessità del paziente. I ricercatori guidati da Daniel Kohane del Children’s Hospital di Boston, hanno escogitato una soluzione che combina il magnetismo con la nanotecnologia.
Il team ha creato un piccolo dispositivo impiantabile, inferiore ad un centimetro di diametro, che racchiude in sé il medicinale in una membrana appositamente progettata, collegata con le nanoparticelle (circa 100 mila volte più piccolo di un capello umano), composto da magnetite, un minerale naturale con proprietà magnetiche. Quando un campo magnetico è acceso al di fuori del corpo, accanto al dispositivo, il calore delle nanoparticelle aumenta, causando l’apertura nella membrana che temporaneamente rilascia il medicinale. Quando la forza magnetica è spenta, i pori si chiudono ed il flusso viene fermato. Non sono necessari impianti elettronici.
Un dispositivo di questo tipo consente ai pazienti o ai loro medici di determinare esattamente quando i farmaci sono iniettati, e in che quantità
spiega Kohane, che dirige il Laboratorio di Biomateriali e Drug Delivery presso il Dipartimento di Anestesia al Children’s. Negli esperimenti sugli animali, le membrane sono rimaste funzionali su più cicli. La dimensione della dose è stata controllabile per la durata degli impulsi, ed il perfetto funzionamento è rimasto costante anche 45 giorni dopo l’impianto.
I test hanno indicato che la somministrazione dei farmaci può essere avviata solo con un certo ritardo (1-2 minuti di tempo) prima dell’apertura dei pori, e si ferma con un ritardo di 5-10 minuti dopo la chiusura. Le membrane meccaniche sono rimaste stabili in test di trazione e compressione, non hanno mostrato alcuna tossicità per le cellule, e non sono state rigettate dal sistema immunitario. L’attivazione è iniziata con temperature superiori alle temperature normali del corpo umano, in modo da non essere influenzata dal calore della febbre di un paziente o da un’infiammazione.
[Fonte: Sciencedaily]