Per aumentare l’efficacia della chemioterapia e prevenire le recidive, sembra che l’arma segreta sia il digiuno di 2 giorni. A sostenerlo è uno studio in corso di pubblicazione su “Science Translational Medicine”, condotto da un team di ricercatori dell’istituto di Longevità alla University of Southern California di Los Angeles, insieme ai colleghi del laboratorio di Oncologia dell’istituto Gaslini di Genova.
Secondo gli esperti, infatti, la restrizione calorica di 48 ore garantirebbe risultati migliori delle cure facendo regredire il tumore e riducendo gli effetti collaterali. Inoltre, gli stessi effetti benefici si potrebbero raggiungere anche attraverso strategie molecolari che simulano il digiuno.
Già 10 anni fa Valter Longo, il direttore dell’Usc di Los Angeles, aveva sperimentato la restrizione calorica su modelli animali come strumento per potenziare gli effetti della chemioterapia sulle cellule tumorali e proteggere in modo efficace quelle sane.
Come ha spiegato il direttore dell’istituto Gasilini di Genova:
In altre parole, il meccanismo permette di distinguere cellule amiche da quelle nemiche. Il cancro è come un esercito di traditori difficilissimo da combattere, dal momento che hanno la stessa divisa dei nostri soldati (le cellule normali). La strategia messa a punto agisce dotando i nostri soldati di uno “scudo magico” che li protegge e differenzia dai nemici “traditori”.
Le cellule maligne, infatti, si moltiplicano in modo incontrollato e sono refrattarie a qualunque segnale che tenti di arrestarne la crescita. Al contrario, le cellule sane smettono di proliferare ed entrano in una condizione di autoprotezione. Questo nuovo studio, ha permesso di capire se la restrizione obbligata rendesse le cellule tumorali più sensibili alla chemio.
La sperimentazione è stata condotta su diversi modelli preclinici di tumori nei bambini e dell’età adulta, e ha dimostrato come 48 ore di digiuno pre-trattamento non solo fossero efficaci nel rendere più vulnerabili le cellule maligne agli effetti delle cure, ma ritardassero di per sé la progressione del tumore. Tale sperimentazione è già in corso in alcuni centri europei e d’Oltreoceano, e al momento i risultati preliminari di una ricerca su 10 pazienti ha rivelato una netta riduzione di effetti collaterali.
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