Covid e deficit cognitivi? Ora è possibile quantificare l’effetto della malattia in tal senso sull’uomo. Anche misurando quanti punti di QI una persona rischia di perdere.
Rapporto tra quoziente intellettivo e covid
Una ricerca condotta dall’Imperial College di Londra e pubblicata sulla rivista di settore New England Journal ha scoperto come sia possibile bruciare fino a sei punti di quoziente intellettivo a causa del covid. Valore che arriva fino a nove punti nel caso dei pazienti ricoverati in terapia intensiva.
È stato possibile però al contrario riscontrare il piccolo vantaggio cognitivo tra coloro che avevano ricevuto due o più vaccinazioni anticovid. Il campione preso in esame è stato di 112.964 persone. La ricerca ha rilevato come i deficit maggiori siano stati riscontrati in coloro che hanno contratto il virus nella sua variante originale e nella variante Alfa. Allo stesso modo sono stati registrati in coloro che erano stati ospedalizzati per la patologia e a coloro che presentavano sintomi persistenti successivi irrisolti.
Anche la durata della malattia ha avuto il suo effetto sui problemi cognitivi registrati. Le problematiche dei pazienti con i sintomi risolti erano molto simili al gruppo di controllo no covid. Con questo termine si indica le persone che al periodo del virus originale o della variante Alfa non avevano ancora contratto la malattia.
Il vaccino, come già indicato, sembrerebbe essere collegato a piccoli vantaggi cognitivi, soprattutto in coloro che avevano ricevuto più dosi.
Importante l’atto di misurazione degli effetti
Il risultato più importante di questo studio è ovviamente il fatto di essere stati in grado di misurare i deficit cognitivi in maniera oggettiva. E soprattutto con il progredire della malattia, il cambiare delle varianti e le vaccinazioni eseguite è stato possibile vedere un calo dell’associazione tra il covid e deficit cognitivi. In coloro che sono stati colpiti dal virus nelle varianti dell’ultimo periodo è stato riscontrato un minor problema in tal senso.
La ricerca ha sottolineato anche come maggiori deficit cognitivi potrebbero essere legati anche alla differente assistenza sanitaria occorsa nel periodo più grave della pandemia. Negli ultimi tempi sono stati infatti sviluppati protocolli di terapia più validi.
Chi ha avuto sintomi persistenti risolti ha mostrato avere deficit cognitivi globali molto simili a quelli sperimentati da chi avuto sintomi di breve durata.
Questo potrebbe indicare la possibilità di ottenere dei miglioramenti cognitivi una volta risolta la sintomatologia. Di certo lo studio rappresenta uno spartiacque per quello che concerne l’effetto della malattia sull’intelletto dei pazienti.