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Diabete di tipo 1, immunoterapia efficace?

Può l’immunoterapia essere una cura efficace in caso di diabete di tipo 1? E’ la domanda alla quale hanno cercato di rispondere i ricercatori dell’Università della California e Yale cercando di capire se si potesse creare un trattamento che consentisse ai malati di rinunciare alle punture giornaliere di insulina.

E dai risultati ottenuti vi è buona speranza che tale approccio terapeutico possa appartenere al passato. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista di settore Science Translational Medicine gli scienziati sarebbero stati in grado di creare un trattamento capace di far ripartire la produzione di insulina da parte del pancreas per almeno un anno potenziando il sistema immunitario. Per comprendere come funziona bisogna parlare di un particolare tipo di cellule del nostro organismo, definite T-reg. Esse si occupano di proteggere quelle che producono insulina dall’azione del sistema immunitario. In una persona sana ve ne sono abbastanza da mantenere un perfetto equilibrio ed una produzione sufficiente dell’ormone. Nelle persone malate di diabete di tipo 1 non ne hanno abbastanza nell’organismo con le conseguenze che tutto ciò comporta.

I ricercatori hanno visto che è possibile estrarre le T-reg dalla persona, moltiplicarle in laboratorio e inserirle nuovamente nella circolazione sanguigna per ottenere un funzionamento della produzione di insulina per almeno 12 mesi. La prima sperimentazione si è basata su un campione di 14 persone ed ha dimostrato che la terapia messa in atto può essere considerata relativamente sicura.

Come commenta il dott. Jeffrey Bluestone, docente di Metabolismo ed Endocrinologia presso l’ateneo di San Francisco dell’Università della California “educare nuovamente il sistema immunitario attraverso le T-reg potrebbe portare ad un cambio completo dell’approccio alla malattia”.

E’ stato tra l’altro notato come questa terapia non solo abbia bloccato la necessità delle iniezioni di insulina ma abbia fermato il progredire della malattia: in caso di utilizzo clinico si potrebbe riuscire a salvare i pazienti da conseguenze gravi tipiche della patologia sul lungo periodo come la retinopatia diabetica e amputazioni.

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