Non tutto lo stress ossidativo vien per nuocere: oltre a favorire l’aging, contribuisce a dirigere l’evoluzione. Che, per inciso, sarebbe dunque in parte frutto dell’ossidazione del DNA. È il curioso risultato di uno studio condotto sotto la guida di Dee Denver dai ricercatori dell’Oregon State University di Corvallis e dell’indiana University di Bloomington (USA), pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Gli scienziati hanno osservato con tecniche di sequenziamento del genoma le 391 mutazioni genetiche avvenute nel corso di cinquemila anni (corrispondenti a 250 generazioni) nel Caenorhabditis elegans, un verme il cui DNA evolve con modalità molto simili a quelle dell’uomo. Così hanno scoperto che le modificazioni avvicendatesi nel corso dei millenni sarebbero in gran parte dovute ai cambiamenti avvenuti nella guaina, ossia in uno dei quattro nucleotidi di base dei DNA, che risulta essere particolarmente suscettibile al danno ossidativo.
Morale: gli scienziati sostengono che anche gran parte delle mutazioni avvenute nel corso dei millenni nel DNA umano abbiano avuto un peso non indifferente sia sullo sviluppo delle malattie croniche tipiche della nostra epoca sia, più in generale, sull’evoluzione umana. Commenta Francesco Marotta, gastroenterologo esperto di nutrigenomica e di healthy aging, e Research Professor alla Texas University
“E’ un’ipotesi plausibile e affascinante che ricorda come lo stress ossidativo, nelle giuste concentrazioni, è una vitale forma di “messaggio molecolare” per attivare le stesse difese antiossidanti e modulare altre essenziali funzioni cellulari di sopravvivenza”.