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Leucemia mieloide cronica, speranza da un farmaco antidiabete?

Una speranza per la leucemia mieloide cronica da un farmaco antidiabete? E’ questo quello che suggerisce uno studio del Charity Cancer Research Uk pubblicato sulla rivista di settore Nature.

Sebbene il numero di pazienti facente parte del campione non sia molto ampio, gli scienziati inglesi hanno notato come l’utilizzo pioglitazone unito alla normale terapia anti-leucemica sia in grado di portare a miglioramenti (spesso notevoli, N.d.R.) nei pazienti che non rispondono bene ai trattamenti. La leucemia mieloide cronica è un tumore del sangue, lo ricordiamo, che colpisce di media due persone su 100 mila, maggiormente in età avanzata. Esso ha origine dalle cellule ematopoietiche del midollo osseo provocando lo sviluppo di globuli bianchi anomali.

Per giungere alle loro conclusione i ricercatori internazionali hanno preso in considerazione 24 pazienti affetti da leucemia mieloide cronica che non rispondevano ai farmaci convenzionale. Hanno quindi somministrato loro la terapia d’elezione in questi casi, unita al pioglitazione, ovvero un farmaco anti-diabete in grado di aumentare la sensibilità all’insulina nell’organismo. Dopo un periodo di follow up di un anno più dl 50% dei pazienti trattati aveva fatto registrare dei miglioramenti sensibili delle sue condizioni. Ancora più importante: nei primi tre pazienti ai quali la cura non è stata somministrata non hanno visto ripresentarsi il tumore nei 5 anni successivi alla ciclo.

Nonostante i buoni risultati, sarà necessario eseguire delle nuove ricerche al fine di confermare ciò che è stato osservato. La speranza degli esperti è che questa combinazione possa rivelarsi utile per combattere altre forme di tumori del sangue, tenendo ovviamente conto di quelli che potrebbero essere gli effetti collaterali nei pazienti di tipo oncologico. Commenta il ricercatore:

Questo studio è la dimostrazione di come la conoscenza della biologia delle cellule tumorali possa contribuire a migliorare le terapie per i pazienti. Tuttavia si tratta di una ricerca preliminare basata su un piccolo numero di pazienti. Sarà interessante scoprire se questo trattamento combinato funziona anche in trial clinici più ampi.

Non ci resta che attendere il risultato delle nuove sperimentazioni sugli esseri umani.

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