E’ ai nastri di partenza il primo studio esclusivamente dedicato all’identificazione dei biomarcatori associati al Parkinson: sia in materia di fattori di rischio che di progressione. Quaranta milioni di dollari e circa 5 anni di lavoro: questo costerà il Progression Markers Initiative (PPMI), finanziato e condotto, tra gli altri, dai ricercatori della Michael J.Fox Foundation.
All’indimenticabile attore di “Ritorno al futuro” questa terribile malattia neurologica è stata diagnosticata nel 1998. Sfruttando la sua popolarità ed impegnandosi sempre in prima persona, Michael J. Fox ha dato vita alla fondazione che porta il suo nome, finanziando di volta in volta diversi progetti specificatamente dedicati alla ricerca sulla patologia per un totale di circa 289 milioni dal 2000. La scoperta di eventuali biomarcatori potrebbe cambiare il corso della vita di 5 milioni persone in tutto il mondo (200mila solo in Italia, N.d.R.) costrette a convivere con il parkinson, grazie alla possibilità che tale passo in avanti apporterebbe alla messa a punto di farmaci in gradi di rallentare o arrestare definitivamente il decorso della stessa.
Secondo i ricercatori, la conoscenza di questi biomarcatori consentirà di prevedere, diagnosticare e monitorare la malattia, ma anche di determinare quali possano essere le cure effettivamente funzionali. Commenta spiega Maurizio Facheris, Direttore associato dei Programmi di ricerca della Fondazione:
Si tratta di un approccio rivoluzionario. Attualmente, i pazienti affetti da malattia di Parkinson possono accedere solo a trattamenti che alleviano provvisoriamente i sintomi. Trovando un biomarcatore, invece, i ricercatori avranno uno strumento d’importanza vitale nella ricerca di terapie in grado di modificare realmente il decorso della malattia.
I quaranta milioni necessari all’intero studio saranno man mano elargiti nel corso dello stesso, sia dalla fondazione di Fox, che da privati e aziende farmaceutiche come la Pfizer e la GE Healthcare. Anche il nostro paese fa parte di quelli coinvolti nel progetto di ricerca, attraverso la partecipazione del Centro per le malattie neurodegenerative (Cemand) dell’Università di Salerno.
A livello tecnico, la ricerca sarà coordinata dal prof. Kenneth L. Marek, presidente dell’Istituto per le Malattie Neurodegenerative di New Haven (Connecticut, USA) e sarà condotto in diciotto centri tra Stati Uniti ed Europa, per un totale di 600 volontari, di cui 400 affetti da Parkinson. La caratteristica più importante di questo studio? Sarà “open source”: i dati ed i campioni raccolti saranno messi a disposizione di tutti quei ricercatori qualificati che vorranno liberamente dare il proprio contributo.
Sito web dove controllare l’evolversi dello studio in tempo reale.
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