Pidocchi resistenti ai trattamenti? A quanto pare è quello con cui stanno combattendo negli Stati Uniti in almeno 25 stati. I piccoli aracnidi sembrano aver sviluppato delle mutazioni genetiche per assicurarsi la sopravvivenza.
La ricerca che mostra l’attuale cambiamento dei pidocchi in tal senso è stata recentemente presentata presso l’ultimo meeting dell’American Chemical Society. Non è una scoperta da prendere alla leggera se si pensa quanto questi parassiti possano essere fastidiosi per bambini ed adulti. L’autore dello studio dedicato Kyong S. Yoon, ricercatore presso la Southern Illinois University, ha osservato l’evoluzione dei pidocchi fin dal 2000, analizzandone tipologia e “abitudini” di vita, nonché genoma, in ogni stato dell’Unione.
Al momento la sua ricerca è considerata ancora in corso, ma questi primi esami preliminari condotti mostrano per l’appunto che questi parassiti presentano ora dei geni che sono fortemente resistenti ai vari rimedi contro la pediculosi attualmente conosciuti. Per chi non lo sapesse i pidocchi vengono trattati con uno speciale gruppo di insetticidi chiamati piretroidi, composti in modo tale da poter essere utilizzati anche dall’uomo per la sua parassitosi. Di solito questi vengono utilizzati contro mosche ed altri insetti per preservare le colture. In particolare i composti venduti in farmacia utilizzano come principio attivo la permetrina, nei confronti della quale i pidocchi americani hanno sviluppato ben tre tipologie di mutazioni genetiche. Spiega il dottor Yoon:
E’ davvero un grave problema in questo momento quello dei pidocchi negli Stati Uniti. Sebbene i pidocchi nel capo non sono conosciuti per essere vettori di particolari malattie, sono in grado di provocare un forte e fastidioso prurito in coloro che ne vengono colpiti ed ora sono anche difficili da uccidere.
Al momento non vi è allarme nel nostro paese, essendo i parassiti di un diverso “ceppo”. Quel che è certo è che sarà conveniente monitorare la situazione per essere certi di non incorrere in problemi similari.
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