Lo sciroppo per la tosse può creare dipendenza. L’abuso di farmaci è un problema a prescindere dal medicinale, ma la codeina contenuta in questo semplice farmaco da banco, può rivelarsi pericolosa allo stesso modo.
Non è una leggenda metropolitana quella che racconta di persone che acquistano sciroppo per la tosse per sedare la propria dipendenza. Uno studio ha reso ancor più reale questo problema, sottolineando gli effetti collaterali della codeina, principio attivo di questo medicinale. Esso può portare ad un deficit della materia bianca cerebrale, fattore collegato ad una maggiore impulsività ed alla dipendenza. Per giungere a questa conclusione gli scienziati del Provincial People’s Hospital di Guangzhou in Cina hanno preso un campione di persone che avevano abusato in buona fede di questo farmaco e li hanno sottoposti ad un risonanza magnetica atta a valutare le condizioni del cervello e nello specifico della parte suddetta.
E’ apparso evidente che le persone poste sotto analisi presentavano danni maggiori nella zona fronto-occipitale, nelle regioni temporo-occipitali bilaterali e nella regione frontale destra. Quel che appare intrigante, e contemporaneamente importante da comprendere, è che studi pregressi hanno mostrato che questo tipo di anomalie compaiono nelle persone affette da dipendenza. A prescindere dalla sostanza: cocaina, eroina, alcol, addirittura internet. Per valutare i danni è stata utilizzata dagli scienziati la scala Barratt, ed ovviamente maggiore è stato il tempo di esposizione alla codeina, più grandi sono stati i problemi registrati.
Ecco che la codeina, utile nel sedare la nostra tosse quando stiamo male, smette di essere alleata della nostra salute nel momento in cui abusiamo di lei e la utilizziamo troppo, creando al nostro corpo un bisogno che porta semplicemente a creare dei danni gravi al nostro cervello. L’impulsività è un effetto collaterale degli stessi che ci può portare ad avere dei problemi comportamentali non indifferenti. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista di settore American Journal of Neuroradiology.
Photo Credit | Thinkstock