La stimolazione cerebrale profonda si annovera sempre di più come cura importante e risolutiva nel caso di molte patologie neurologiche. Dopo la malattia di Parkinson, la depressione, e l’epilessia questa metodica sta offrendo risultati efficaci anche in caso di sindrome di Tourette. Lo conferma una ricerca scientifica appena pubblicata su Neuroscience and Biobehavioral Reviews e condotta da un team di studiosi della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano, dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto Galeazzi. Di cosa si tratta?
Lasindrome di Gilles la Tourette è una grave malattia neurologica che si manifesta già nell’età pediatrica, in modalità molto disparate tra di loro: movimenti involontari del corpo e soprattutto del volto, con tic anche di tipo vocale, verbale, motorio (che possono arrivare anche a coprolalia e coproprassia), deficit di attenzione e disturbi ossessivo-complulsivi in forme da lievi-moderate o gravissime, fino a compromettere in modo sostanziale la qualità della vita di chi ne è affetto. Non se ne conoscono le cause e neppure i motivi scatenanti, anche se sono state individuate alcune classi di farmaci adeguatamente utili nel trattamento della malattia.
Purtroppo però proprio per la complessità anche sintomatologica della stessa, non tutti i medicinali si dimostrano efficaci. E’ per questo che uno degli obiettivi della moderna medicina è quello di studiare la neuromodulazione anche per la sindrome di Tourette e il lavoro di Milano è uno dei primi risultati concreti ed importanti in tal senso. Ma in cosa consiste la Stimolazione cerebrale profonda o Deep Brain Stimulation (DBS)? La tecnica, attualmente applicabile solo ai pazienti gravi e resistenti alle altre terapie, consiste nell’inserire nel cervello dei microscopici elettrodi (in modo indolore) in grado di inviare segnali elettrici alle aree cerebrali non ben funzionanti e al contempo di riceverne informazioni di risposta agli stimoli esterni. Spiega così Albero Priori neurologo della Fondazione Ca’ Granda e docente all’Università degli Studi di Milano:
“Questi piccoli elettrodi impiantati ci permettono di ricavare dati importantissimi da porzioni del cervello altrimenti inaccessibili. Il che ci favorirà rapidamente la comprensione delle basi biologiche e neurologiche di questa sindrome multiforme per poter studiare in futuro, terapie sempre più mirate”.
Lo studio scientifico ha confermato questo aspetto, ma anche un’efficacia terapeutica nel controllo dei sintomi, come ha aggiunto Gaia Giannicola, ingegnere biomedico della Fondazione Ca’ Granda e autrice della pubblicazione:
“ l’attività patologica registrata nel cervello dei pazienti con sindrome di Tourette ha mostrato onde abnormi alle basse frequenze, e assenza di onde alle frequenze più alte. Come uno strumento musicale “scordato”. La stimolazione cerebrale profonda sembra ‘accordare’ questo delicato strumento, ripristinando le onde alle frequenze più alte”.
La qualità della vita dei pazienti trattati con DBS è nettamente migliorata.
Foto: Alles Schlumpf per Flickr