L’Istituto superiore di Sanità ha finalmente stilato delle linee guida per il trattamento dell’autismo. Il documento, pubblicato sul sito del Sistema nazionale per le linee guida è stato presentato ieri a Milano nel corso di una iniziativa indetta dalla IRCCS Medea – La Nostra Famiglia, la quale ha contemporaneamente dato vita ad una tavola rotonda nella quale sono stati presentati studi relativi a diversi approcci locali alla malattia.
“Il trattamento dell spettro autistico nel bambino e nell’adolescente”, questo il nome del documento approvato, è rivolto agli operatori sanitari e alle famiglie e rappresentano uno strumento atto a rendere più diretto e facile il trasferimento delle conoscenze legate agli studi sulla malattia nell’ambito medico famigliare, in modo tale da dare al bambino affetto da autismo tutti i mezzi necessari a godere di condizioni di vita adeguate e degli ultimi ritrovati della ricerca.
Un modo per ottimizzare e razionalizzare l’approccio alle risorse relative al paziente favorendo un miglioramento sensibile della qualità dell’assistenza. Nello specifico si tratta di un percorso che favorirà l’integrazione tra gli “interventi farmacologici” e non farmacologici puntando alla velocità di azione per rendere l’assistenza al malato degna di questo nome.
Gli studi presentati nel corso dell’evento hanno riguardato prima di tutto l’importanza della individuazione precoce sia dei bambini a rischio di autismo, sia della patologia stessa: riuscire ad intervenire il più in fretta possibile consente di modificare in positivo l’evoluzione della malattia.
Spiega il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, in merito all’emanazione delle linee guida:
E’ necessario rispondere alla variabilità soggettiva della patologia sulla base di una solida valutazione scientifica dei più avanzati protocolli attuati in Italia ed all’estero, anche alla luce di una rigorosa valutazione del follow up dei pazienti, offrendo risposte alle giuste preoccupazioni dei familiari.
Un approccio necessario in base al fatto che l’autismo è tuttora una malattia difficile da diagnosticare in base ai suoi sintomi e che spesso presenta la necessità di una assistenza più “complicata” rispetto a ciò che si crede. Le linee guida, sostiene il sottosegretario, “deve rappresentare un punto di partenza e non certo un punto di arrivo”. Soprattutto in virtù del fatto che il quadro patologico si sviluppa e cambia in concomitanza con la crescita del bambino.
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