Pensare ai compiti mentali può causare un più rapido affaticamente simile ad un esercizio fisico. Questa è la teoria di un nuovo studio britannico effettuato alla Bangor University. Qui si è rilevato che la stanchezza mentale non si modifica come quella del cuore o dei muscoli, ma i soggetti percepiscono lo sforzo mentale nella stessa maniera dall’inizio alla fine del compito. I risultati dettagliati saranno pubblicati il prossimo mese sul Journal of Applied Physiology.
Lo studio si basava su questo esperimento: i partecipanti rimanevano su delle cyclette fino a quando non ce la facevano più, quando cioè non riuscivano ad effettuare più almeno 60 pedalate al minuto. Ciò avveniva in due fasi, una volta quando erano mentalmente affaticati ed una volta quando erano mentalmente riposati. Le prove si sono svolte in laboratorio in giorni diversi. I partecipanti hanno avuto la stessa quantità di sonno, bevuto la stessa quantità di liquidi ed hanno avuto la stesso pasto prima di ogni sessione.
La sessione con stanchezza mentale ha avuto inizio con una sfida di un compito di 90 minuti che richiedeva molta attenzione, memoria e reazioni immediate. Dopo essere stati sottoposti a questa sessione, i partecipanti hanno dichiarato di essere stanchi e privi di energia. La sessione successiva consisteva nel guardare dei documentari neutri e non mentalmente faticosi per 90 minuti.
Durante entrambe le sessioni di esercizio, i ricercatori hanno monitorato una serie di misure fisiologiche, come ad esempio il consumo di ossigeno, la frequenza e la gittata cardiaca, la pressione arteriosa, la ventilazione, e i livelli di lattato nel sangue. I ricercatori hanno offerto dei premi monetari per le migliori prestazioni per l’esercizio mentale nei compiti, in modo da mantenere alta la motivazione.
I risultati: i partecipanti hanno smesso di sforzarsi il 15% del tempo prima, in media, quando erano stanchi mentalmente. Infatti quando erano stanchi mentalmente hanno iniziato ad un livello superiore di percezione dello sforzo e hanno mollato prima. Le misurazioni dello sforzo cardio-respiratorio e muscolo-energetico non variano tra le due prove rispetto a punti specifici nel tempo. Tuttavia, al momento delle prove non stancanti, la frequenza cardiaca ed i livelli del lattato nel sangue erano più elevati al termine di tali prove.
I ricercatori ipotizzano che la percezione dello sforzo si verifica nel cervello. Le possibilità quindi sono due: la stanchezza mentale riduce la capacità dello sforzo del cervello, o forse la stanchezza mentale colpisce la dopamina, una sostanza chimica del cervello che svolge un ruolo nella motivazione e nello sforzo. Lo studio potrebbe portare ad una migliore comprensione delle persone con sindrome della stanchezza cronica, che denunciano la mancanza di energia e di esperienze di “cervello annebbiato”. Essa potrebbe essere utile per i militari, i cui lunghi periodi di vigilanza possono produrre affaticamento mentale. Infine, suggeriscono i ricercatori, lo studio indica che gli atleti, per fornire una prestazione migliore, devono essere mentalmente riposati.
[Fonte: Livescience]