I ricordi paurosi hanno una forte presa sul cervello, ma i ricercatori dell’Università di Austin, Texas, hanno sviluppato una nuova tecnica che nei ratti allenta la morsa e cancella il timore in modo permanente. La tecnica, che coinvolge l’esposizione dei ratti alla causa che ha portato alla paura, magari approfittando di un momento di debolezza, potrebbe essere usata per sviluppare trattamenti clinici delle paure negli esseri umani, come ad esempio il trauma post-terremoto di questi giorni.
I cattivi ricordi, sono particolarmente “appiccicosi” nel cervello rispetto a quelli buoni. La causa di tutto questo è da ascrivere all’evoluzione in quanto i ricordi che possono danneggiarci sono un vantaggio per la sopravvivenza. Così il cervello diventa simile ad un hard disk in cui rimangono queste memorie, traducendole fino in paure irrazionali.
Alcuni ricercatori hanno studiato diversi farmaci per bloccare il processo biochimico. Alcuni di essi sembravano funzionare sugli animali, ma non potevano essere utilizzati sull’uomo. Altri studi sui farmaci non hanno mostrato ugualmente effetti positivi, per questo si è arrivati alla conclusione che bisogna agire sul riconsolidamento comportamentale.
Per questo i ricercatori hanno adottato un’altra tecnica comunemente chiamata “estinzione“. Questo metodo, utilizzato in laboratorio sui ratti, comporta una lieve scossa elettrica associata al ricordo di cui si aveva timore. Questa tecnica andava avanti “fino a quando l’animale non mostrava più il timore della risposta”. Il problema con questa tecnica è che, dopo un certo periodo di tempo, la paura poteva tornare.
Allora si è tentato con una soluzione permanente. Marie-H. Monfils, capo del progetto, e i suoi colleghi, hanno usato la stessa associazione ricordo/scossa per provocare una reazione di paura nei ratti. La scossa veniva applicata una volta che c’era lo stimolo pauroso, e una volta no. Il ratto si aspettava lo shock, ed apriva in questo modo un nuovo “percorso” nel cervello che indicava che di quella cosa non bisognava aver paura. Dopo un periodo di attesa, la scossa sarebbe poi ripetutamente tornata come nella tecnica precedente.
Questo metodo sembrava eliminare nei ratti la paura del ricordo, e durante il test di un mese più dopo, non vi era stata alcuna ricaduta. La differenza fondamentale è stata “l’apertura della memoria” prima di tentare la tecnica dell’estinzione, secondo Monfils. Regolare l’estinzione apre sia la normale paura dell’associazione paurosa con la nuova associazione benigna.
La tecnica è ben lungi dall’essere applicata agli esseri umani in situazioni cliniche, ma Monfils è ottimista e con il suo team ha cominciato la strada della sperimentazione che, in una fase successiva, vedrà coinvolto anche l’uomo.
[Fonte: Livescience]