Si è interrotto un ritmo, un circolo virtuoso che dura da secoli, forse da sempre.
«Oggi i genitori non trasmettono più ai figli la cultura del preparare e consumare insieme il cibo».
Michele Riccio, diabetologo presso il Cad di Quarto, tra Napoli e Pozzuoli, traccia uno scenario ampio nel quale trovano posto tanti aspetti:
“Da una parte il supermercato ha sostituito il fruttivendolo che esibiva i prodotti di stagione, dall’altra i figli non accompagnano più i genitori a far la spesa e pochissimi, oggi, vedono dove e come si coltivano le verdure e la frutta. Il risultato è che molti dei genitori miei coetanei e quasi tutti i nostri figli non sanno più fare la spesa, riconoscendo la frutta e la verdura di stagione o il pesce più fresco, figuriamoci poi pulirla, preparala e cucinarla”
spiega ancora Michele Riccio. Le conseguenze di questa mancata trasmissione?
«Preferiamo secondi pronti come formaggi o salumi che sono pieni di grassi e sovraccarichi di sale. E sono quei formaggi e salumi che troviamo nei panini o nei piatti con i quali ci alimentiamo al bar nelle pause pranzo»
, spiega Riccio. Lo stesso vale per il consumo dei pasti:
“A tavola non si parla più, spesso si guarda la televisione. Ipnotizzati dallo schermo o immersi nei propri pensieri si mangia velocemente, senza fare attenzione al gusto, al colore dei piatti, al profumo, alla quantità di quello che si mangia. Tutti aspetti che, a parte il piacere che potrebbero portare, aiutano a far scattare il senso di sazietà. La durata del pasto si riduce. E’ paradossale ma in venti minuti si mangia di più che in quaranta minuti perché non si dà il tempo al senso di sazietà di intervenire e ci si riempie di calorie inutili e dannose”.
La soluzione? Riccio ha una soluzione: riprendere sicurezza di sè come genitori: conclude Riccio
«La nostra è la prima generazione di genitori consapevole del proprio ruolo e quindi delle proprie mancanze. Questo ci crea un senso di insufficienza e di inadeguatezza che ci fa accettare le scelte sbagliate dei figli. In alcuni casi facciamo mangiare tanto i nostri figli per compensare la sensazione di dare loro poco: poco tempo, poca energia, dobbiamo essere coscienti invece che (possiamo e dobbiamo fare molto di più) stiamo facendo molto o comunque abbastanza. Stiamo dando un esempio o possiamo farlo e abbiamo il diritto e il dovere di impostare le abitudini alimentari dei nostri figli. Alle cose che diciamo loro oggi, i figli rispondono con un’alzata di spalle ma fra venti-trenta anni le ripeteranno ai loro figli».
Da http://www.modusonline.it/32/alimentazione.asp