I bambini crescono più svegli e intelligenti se il padre è una figura presente, che partecipa attivamente alla loro educazione. Ad affermarlo è uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di psicologia dell’Università di Newcastle. Sembra proprio che ci sia una correlazione stretta tra l’attenzione del padre ai problemi del figlio e il punteggio del quoziente d’intelligenza (il famoso QI) dei figli a sette e undici anni. Spesso tendiamo a considerare l’intelligenza come qualcosa di dato una volta per tutte: nasciamo con una certa “quantità” di intelligenza che ci accompagnerà per tutta la vita.
Secondo gli esperti è importante proporre al bambino fin dalla più tenera età un ambiente ricco di stimoli che “solletichino” la sua curiosità e la voglia di esplorare il mondo. Certo senza esagerare: il piccolo deve anche godere della giusta tranquillità per poter assimilare l’immensa quantità di informazioni che si trova di fronte. Il processo di sviluppo intellettivo non è svincolato da quello emotivo che, se non è abbastanza armonioso, influisce negativamente sul primo o quantomeno sulla capacità di trasformare l’intelligenza in prestazioni.
Ed è proprio in questo quadro che sembra inserirsi il contributo dei papà nella crescita intellettiva dei figli. Lo studio inglese ha scoperto che i bambini, maschi o femmine non importa, saranno tanto più brillanti, in termini di quoziente d’intelligenza, quanto più i padri sono presenti e attenti ai loro bisogni. Inoltre, analizzando quarant’anni di dati relativi a precedenti ricerche sull’intelligenza, i ricercatori hanno potuto concludere che il “guadagno” così ottenuto non si esprime soltanto nella fase dello sviluppo, favorendo cioè una maturazione intellettiva più rapida, ma si conserva negli anni successivi.
Che cosa vuol dire, dunque, essere presenti? Ovviamente investire sia tempo, sia energie, nel rapporto con i figli. Attenzione, però, il tempo, da solo, non basta: ancora più delle ore trascorse con loro conta la qualità del rapporto, che deve esprimere interesse, partecipazione e dialogo. Il padre deve anche stare attento a non incappare nell’errore di cercare di ricalcare i comportamenti materni: in una società che ha ormai in buona parte rinunciato all’icona del padre autoritario è, infatti, assai facile perdere di vista il ruolo della figura paterna.
Quale deve essere questo ruolo? Una semplice immagine è forse in grado di spiegarlo più di ogni discorso: è il gioco che i padri di tutti i tempi hanno fatto con i loro bimbi. Lanciare il piccolo in aria per riprenderlo saldamente tra le braccia. E quale è, in questo processo, il ruolo della mamma? il rapporto che si instaura tra madre e bambino tende normalmente ad assumere, soprattutto all’inizio, un carattere di vera e propria simbiosi. Il padre deve inserirsi in questo rapporto come una sorta di “distanziatore“, utile a facilitare il passo, sollecitando il figlio ad affrontare le soddisfazioni e le responsabilità di una maggiore autonomia, in modo fermo ma rassicurante. Facendo percepire la forza dell’autorevolezza, piuttosto che il peso dell’autorità.