In Italia lo stress sul lavoro potrebbe condurre i lavoratori al burnout. A sottolinearlo e l’8° Rapporto Censis Eudaimon sul welfare aziendale, che senza giri di parole, sottolinea quanto la salute mentale sia un fattore da non sottovalutare.
Stress sul lavoro più pericoloso di quel che si pensa
Partendo dal presupposto che circa l’83,4% dei dipendenti italiani pensa che il proprio lavoro sia una priorità e abbia il suo effetto sul benessere psicologico, fisico e olistico. Si tratta di una percezione diffusa più o meno uniformemente su ogni grado occupazionale e, in forte presenza, anche a prescindere dall’età dei lavoratori.
Lo stress sul lavoro è una tematica molto importante tra quelle che emergono da questa relazione. Soprattutto perché una buona porzione di italiani sembra vivere in modo così imponente questa sfera della propria vita da rischiare in alcuni casi anche il burnout. Con questo termine vengono riconosciuti sentimenti negativi, sensazioni di estraneità o esaurimento nei confronti del lavoro. Qualcosa provato da circa un lavoratore dipendente su tre, ovvero il 31,8% del totale. Si tratta di un problema psicologico che coinvolge il 23% dei dipendenti più anziani, il 28,2% degli adulti e ben il 47,7% dei giovani.
Sono diverse le cause che portano uno stress sul lavoro a trasformarsi in burnout. E tra di loro spiccano un numero eccessivo di responsabilità e l’impossibilità di riuscire a trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata. Sono coinvolte inoltre la frustrazione per il mancato supporto da parte dei propri capi e l’assenza di un ambiente di lavoro sano.
Non si deve sottovalutare la portata del fenomeno pensando che lo stress sul lavoro possa essere normale e che non abbia conseguenze. Siamo tutti diversi e con un diverso approccio alla vita e per alcuni qualcosa di irrilevante per altri può rappresentare una criticità importante. È bene quindi, prima di raggiungere lo stadio del burnout, lavorare sullo stress sul lavoro in modo tale che questo possa attestarsi a un livello accettabile.
Soluzioni condivise tra lavoratore e datore
Non solo la persona deve prediligere la sua salute ma anche l’ambiente lavorativo deve essere costruito e strutturato in modo tale che vi sia un buon ambiente emotivo, non vi sia frustrazione e sia presente un lavoro di squadra ottimale.
Sempre parlando di stress sul lavoro il rapporto Censis sottolinea come esista una sindrome da corridoio per ben tre milioni di dipendenti in Italia. In cosa consiste? Viene così chiamata l’osmosi o il passaggio di disagi e ansie tra la vita privata e il lavoro. È come se i lavoratori non fossero più in grado di dividere due ambiti portando i problemi di casa sul lavoro e viceversa.
Come combattere tutto ciò? Di certo con del supporto mentale e del tempo per se stessi, magari anche con il sostegno del proprio luogo di lavoro. Il quale deve favorire l’instaurarsi di un clima aziendale, anche sfruttando lo smart working e la flessibilità degli orari.