Un sogno che diventerà presto realtà, quello della procreazione assistita low-cost. In Africa ad aprire la strada sarà la capitale del Sudan, dove il servizio sarà offerto alla modica cifra di 300 dollari da una clinica presso l’Università Khartoum, finanziata dalla Low Cost IVF Foundation (LCIF) di Massagno, Svizzera. L’ idea è venuta dal pioniere della fecondazione in vitro Alan Trounson, che ora è anche presidente del California Institute for Regenerative Medicine.
In Africa, al contrario di quanto si è portati a pensare sulla base della crescita demografica registrata, fino ad una coppia su tre ha problemi di fertilità. Colpa delle infezioni che si trasmettono per via sessuale e della scarsa prevenzione. Senza contare la persistenza di pratiche che portano a problemi di sterilità, prima tra tutte la tristemente nota mutilazione dei genitali.
Ma su cosa si può risparmiare quando si tratta di procreazione assistita? Molti sono i punti su cui giocheranno le nuove cliniche low-cost per decurtare drasticamente le spese:
- farmaci a basso costo per indurre l’ovulazione nella donna che potrebbero sostituire le molecole altamente biotecnologiche in uso;
- risparmiare sulle apparecchiature, prime tra tutte gli incubatori: è stata già sperimentata una particolare ‘capsula’ destinata ad incubare i nuovi embrioni che si può inserire nella vagina per alcuni giorni.
In Occidente le procedure per la procreazione assistita sono molto costose: si arriva fino ai dodicimila dollari per un singolo ciclo. Ecco perchè fa molto seguito la notizia diffusa dal New Scientist che ci sono altre cliniche simili a quella in Sudan anche ad Arusha, Tanzania e a Cape Town, Sud Africa. Presto il business della fecondazione assistita potrebbe, proprio in virtù della concorrenza africana, subire una battuta d’arresto in favore di un maggior abbassamento dei prezzi anche nei Paesi occidentali, per poter offrire a chiunque la possibilità di avere un figlio senza affrontare spese esorbitanti.
[Fonte: Ansa]