Quando si parla di aborto, vi è sempre bisogno di fare una distinzione tra quello spontaneo e quello volontario, diritto conquistato dalla donna qualche decennio fa. Quest’ultimo è ovviamente regolato da rigide norme. Talvolta è prevista una “terza ipotesi” , quella dell’aborto terapeutico. Queste ultime due scelte sono spesso condizionate dalla paura delle donne rispetto a possibili malformazioni o problemi o non sempre corrette indicazioni mediche. Un corso, il prossimo 12 e 13 dicembre, si pone l’obiettivo di evitare l’aborto da “disinformazione” per madri e operatori sanitari.
L’argomento si affronterà presso il Centro Studi per la tutela della salute della madre e del concepito dell’Università Cattolica di Roma. L’ente si occupa ormai da diverso tempo di abbattere quelle barriere di comprensione relative alla gestazione e che colpiscono in maniera preponderante le donne in gravidanza.
Spiega il Prof. Alessandro Caruso, Direttore della UOC di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico A. Gemelli” :e del Centro Studi dell’Università Cattolica di Roma:
Da più di 10 anni il Telefono Rosso della Clinica Ostetrica e ginecologica della Cattolica di Roma assiste, con consulenze al solo costo della telefonata, madri, famiglie, medici e operatori sociali e sanitari. La nostra esperienza del primo decennio dimostra che il 10% delle consulenze è relativo a donne indirizzate verso l’aborto volontario o per paura personale (38%) o perché consigliate da operatori sanitari (58%) o parenti (4%).
Il centro, con le sue consulenze, ha fatto in modo tale evitare circa l’84% degli aborti volontari dipendenti dalla paura di malformazione.
Aggiunge il Prof. Giuseppe Noia, Direttore del Corso e responsabile del Day Hospital ostetrico del Gemelli
Malformazione non fa rima con interruzione. La terapia fetale, eticamente e scientificamente fondata, ci ha permesso in questi anni di vedere nascere bambini già condannati a non esistere in famiglie consigliate a procedere all’interruzione della gravidanza.
Ciò che ci tengono a sottolineare i medici è che quella data dal Centro e dal corso che si terrà i prossimi giorni non è una speranza basata su credenze religiose o sociali, ma un assunto provato scientificamente dall’esperienza clinica.
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