In campo lo chiamano “l’uomo dell’ultimo tiro”, quello a cui affidare il lancio decisivo di una partita, eppure da quasi 10 anni convive con il morbo di Crohn, una malattia spessa ritenuta incompatibile con l’attività sportiva. Si chiama Draker Diener, ha 33 anni ed è la guardia della Dinamo Sassari Banco di Sardegna. Recentemente è stato premiato dalla MiCro Onlus, Associazione alla quale aderiscono i malati di patologie infiammatorie croniche intestinali (Crohn e colite ulcerosa, le cosiddette “Mici”) e i medici curanti.
Nel 2005 il morbo di Crohn ha fatto perdere all’atleta ben 30 chili prima di arrivare ad una diagnosi, ma nel 2007 è ritornato in campo, più forte di prima. Gli italiani colpiti dalle malattie infiammatorie croniche dell’intestino sono circa 200mila, soprattutto i giovani dai 18 ai 25 anni. Negli ultimi tempi, poi, è quasi raddoppiata l’incidenza nell’età pediatrica. Le cause sono ancora oggi sconosciute, ma quel che è certo è che l’andamento cronico espone il paziente a recidive e complicanze intestinali (reumopatie, epatopatie, manifestazioni cutanee ed oculari), ma anche a un deterioramento della qualità di vita e della capacità di lavoro.
Molti ragazzi cui è stata diagnosticata una malattia infiammatoria cronica dell’intestino si chiedono spesso se sia possibile continuare a praticare uno sport, soprattutto la pallacanestro. È proprio questa, infatti, la domanda più frequente nelle lettere che giungono alla rivista trimestrale della Micro. Grazie alle nuove terapie biologiche condurre una vita normale è possibile e l’esempio di Drake Diener ne è la prova lampante.
L’atleta ha raccontato la sua esperienza vincente in un’intervista filmata che è stata poi trasmessa durante uno spettacolo a Milano, organizzato dalla MiCro per fare della sua storia un simbolo, un motivo in più di speranza per i giovani colpiti dalla malattia di Crohn o dalla colite ulcerosa e tuttavia desiderosi di avere una vita piena e attiva.
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