Se le etichette degli alimenti non fossero già troppo affollate di notizie, perdipiù leggibili solo da chi ha una vista perfetta, varrebbe la pena di accettare la proposta di dotarle anche di un ipotetico raffronto fra le calorie di una porzione ed il tempo necessario per consumarle. Ad esempio: per smaltire le 125 calorie di una merendina da 35 grammi con marmellata, dovreste camminare per 42 minuti.
E’ inutile prendersela con il rallentamento del metabolismo che subentra con il declino dell’età; è inutile (quasi sempre) indagare su un’improbabile compromissione ghiandolare; è illogico incolpare il disordine dei pasti o la mensa aziendale. Resta il fatto che la chiusura in attivo (o in passivo, a seconda dei punti di vista) del bilancio energetico di un italiano su tre non dipende dalle entrate eccessive, se non in una minoranza di casi, ma dalla riduzione della spesa muscolare.
Non ci muoviamo più, né per passeggiare, né per praticare giochi o sport di un certo impegno muscolare; né per rispondere ai telefono (il cellulare è orami nelle tasche di tutti); né per cambiare il canale della TV (il telecomando ci permette di restare in poltrona). Consapevole di quanto il progresso abbia falciato il nostro consumo energetico, ho deciso anch’io di adottare ciò che sempre propongo ad amici: il contapassi o “pedometro” (un piccolo strumento da agganciare alla cintura per sapere a fine giornata quanti passi abbiamo percorso e pressappoco quante calorie ci sono costati). Il risultato è stato dei tutto deprimente.
Se pensiamo che i teorici del fitness raccomandano di totalizzare ogni giorno 10.000 passi, ovvero l’equivalente di 5-6 km di cammino a passo sostenuto, (ma anche la metà sarebbe accettabile), confesso di non aver mai superato un terzo del traguardo consigliato. Purtroppo, la giornata di un professionista o di un ragazzo, impegnati nel lavoro sedentario ed eventualmente in giochi altrettanto sedentari (dalla playstation al bridge), con spostamenti in auto, motorino o mezzi pubblici, non supera i due o tremila passi giornalieri. Assolutamente troppo poco, per chiunque, senza attenuanti di età, stanchezza o altro.
Il discorso vale anche per chi pensa di aver assolto il suo debito con la salute frequentando un paio di volte alla settimana la palestra o il tennis o il golf. Per mantenersi in buona salute e per consentirsi dei pasti “quasi normali” è più utile mezz’ora di passeggio tutti i giorni che degli isolati exploit pseudosportivi. Per compensare la modestia della spesa energetica è ovvio che si pensi anche a ridurre le porzioni (ma anche a dimenticare alimenti altamente calorici come formaggi, dolci, frutta secca, eccetera) ma tutto ciò può non bastare, anche senza contare il danno fisiologico di ridurre la varietà alimentare e il danno psicologico di valutare gli alimenti solo in base alle calorie, piuttosto che per le particolarità nutritive e per l’apprezzamento sensoriale.