La sentenza emessa lo scorso 9 Luglio dalla Corte d’Appello del tribunale di Milano che autorizza la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata per Eluana Englaro, la donna in stato di coma vegetativo permanente dal 1992, ha causato una recrudescenza del dibattito, mai sopito, sull’eutanasia nel nostro paese. E si è tornati a parlare anche di testamento biologico.
Il documento fornirebbe un valido ausilio al medico e ai familiari, spesso costretti ad agire aldilà della volontà del malato, anche quando questo la abbia espressa chiaramente mentre era ancora cosciente. Lo ha ribadito, in occasione della presentazione della quarta conferenza mondiale “The future of science”, che si svolgerà a Venezia dal 24 al 27 Settembre prossimi, l’oncologo Umberto Veronesi.
Eluana aveva venti anni quando nel 1992 un incidente la ridusse in uno stato di coma vegetativo permanente. Il padre Beppino chiede dalla fine degli anni novanta che gli venga permesso di porre fine all’angosciante condizione in cui la donna si trova ormai da sedici anni. La richiesta dell’uomo si basa anche sulle considerazioni espresse dalla figlia mentre era ancora cosciente: commentando la vicenda di un amico in stato di coma Eluana affermò infatti che non avrebbe voluto trovarsi nella medesima situazione.
Intanto nel nostro paese la legge sul testamento biologico non riesce a diventare realtà nonostante i tentativi compiuti dall’ultimo governo Prodi e nonostante venga chiesta da più parti. Imbrigliata in polemiche condotte in maniera sterile su temi che meritano delicatezza e rispetto per il pensiero di ciascuno e per le vite di chi è direttamente coinvolto in vicende così dolorose.
Infine sarebbe stata individuata la struttura sanitaria disposta ad ospitare le ultime ore di vita di Eluana: si tratterebbe dell’Hospice Il Nespolo di Airuno, in provincia di Lecco. Qui si sarebbe dichiarato disponibile e a staccare il sondino nasogastrico che tiene in vita la donna il dottor Carlo Alberto Defanti, ex primario di neurologia al Niguarda.