Brutte notizie ci arrivano da Roma sulla situazione a dir poco drammatica in cui versano gli ospedali italiani, nello specifico sulla crisi generalizzata che sta colpendo negli ultimi anni il pronto soccorso, sempre più inadeguato a far fronte alle richieste di intervento e a dir poco carente di personale. Preoccupanti i dati emersi nei giorni scorsi al convegno nazionale Il sovraffollamento dei servizi di emergenza, un meeting organizzato dal Sindacato professionisti emergenza sanitaria. Quello che avviene al pronto soccorso, in quasi tutte le città italiane, è una scena già vista da molti di noi: i pazienti vengono abbandonati sulle barelle nei corridoi, i medici sono sempre più sotto stress perché non riescono a far fronte al sovraffollamento della sala d’attesa e chi si trova lì spesso non dovrebbe esserci, nel senso che non versa in situazioni di salute critiche o che richiedono interventi d’urgenza. Il sistema è dunque intasato.
A denunciarlo è Maria Pia Ruggeri, a capo della Società italiana medicina emergenza (Simeu) Lazio, che spiega i rischi del sovraffollamento del pronto soccorso, conseguenze che fanno rabbrividire:
Quando la permanenza nel dipartimento d’emergenza supera le 6 ore prima del ricovero in terapia intensiva, la mortalità passa da 8,4% al 10,7%. Ma non è l’unico pericolo che corre chi si reca al pronto soccorso. Il caos generato dal sovraffollamento mette a repentaglio la privacy e il decoro umano, incrementa i rischi d’infezioni ospedaliere, prolunga i tempi di ricovero, aumenta gli eventi avversi e incide pericolosamente sulle cure e sulla mortalità.
Ma quali sono i principali fattori che causano questa brutta situazione? Tre gli imputati maggiori per gli esperti riuniti a Roma:
- i tagli ai posti letto ed al personale medico per via della spesa sanitaria ridotta all’osso;
- la mancanza di un servizio di “smistamento” dei pazienti consono, che dovrebbe essere operato dai medici di base;
- una popolazione italiana che si fa sempre più anziana e dunque più bisognosa di interventi d’emergenza.
[Fonte: Adnkronos]