Nella definizione dei rapporti tra tabacco e malattie del cavo orale possono essere individuati tre diversi livelli. Il primo è quello del ruolo del fumo quale fattore di rischio dei tumori del cavo orale, il secondo coinvolge i rapporti fra tabagismo e patologie odontoiatriche, mentre il terzo riguarda gli effetti del fumo sulle problematiche di ordine estetico.
Il fumo è sicuramente uno dei principali fattori di rischio per i carcinomi del cavo orale. Si tratta di un problema di notevole rilevanza: il cancro orale e della faringe è fra i più importanti nell’uomo, occupando l’ottavo posto fra i tumori più frequenti nel mondo. Si tratta di un dato che ci deve preoccupare perché è paradossale che un tumore che si “vede“, come appunto quello che si sviluppa all’interno della bocca, in realtà non venga visto e individuato per tempo. Ci si deve domandare perché ciò accade.
Un altro aspetto da considerare è relativo ai Paesi in via di sviluppo dove questi tumori sono in forte crescita e la coscienza dei danni da fumo è probabihnente minore. Fra le patologie odontoiatriche, quella che viene più favorita dall’esposizione al fumo di sigaretta è sicuramente la parodontopatia.
Il fumo infatti agisce in senso negativo sulla salute dei tessuti di sostegno del dente, sia ossei, sia gengivali, tanto che secondo alcuni studi fino al 50% delle parodontopatie sarebbe riconducibile proprio al fumo.
Il fumo esercita il suo effetto negativo anche sui risultati delle terapie. Quando per esempio si ponga l’indicazione a una terapia impiantare il ruolo del fumo diventa estremamente importante in quanto espone a un maggior fischio di insuccessi. In particolare, si stima che le percentuali di fallimento dell’impianto nei fumatori siano intorno al 23%, contro il 13% dei non fumatori. Entrambi questi aspetti, cioè la correlazione fra fumo e malattia parodontale e fra fumo e implantologia, rappresentano senza alcun dubbio un ottimo spunto di dialogo fra operatori odontoiatrici e i pazienti sull’opportunità di smettere di fumare.
L’argomento fumo-salute del cavo orale è infatti estremamente attuale quando si affronta l’aspetto dell’igiene dentale, procedura che dovrebbe essere effettuata in tutti i pazienti almeno una volta ogni 12 mesi. Ciò significa che, dato il ruolo del fumo quale fattore di rischio per la patologia parodontale, ogni volta che un fumatore si presenta per una seduta di igiene dentale è nostro compito motivare e incentivare il paziente a smettere di fumare.
Essendo la placca e il fumo i due principali fattori di rischio sarebbe infatti contraddittorio intervenire per rimuovere la placca, consentendo al paziente di continuare a fumare in tutta tranquillità. Per quanto riguarda infine i rapporti fra il tabagismo e le problematiche di ordine estetico, sono due gli aspetti principali da considerare: le pigmentazioni e l’alitosi.
Il fumo genera pigmentazioni sui denti e ciò rende meno efficaci le tecniche di sbiancamento; analogamente, affrontare il problema alitosi, significa migliorare l’estetica del respiro. Di fatto il fumatore ha un alito peggiore rispetto al non fumatore e rientra fra i compiti dell’odontoiatra affrontare anche questo aspetto.